Dopo l’approvazione del bilancio capitolino del 2014 si riapre la trattativa sulle modalità del salario accessorio condotta questa volta direttamente dal sindaco Ignazio Marino che in questo modo supera la chiusura al dialogo che la data capestro del 31 luglio imponeva ai sindacati. Quali siano i margini di discussione e di accordo sulle decisioni prese dalla Giunta è difficile a dire e certamente tre mesi di confronto con i sindacati non sono valsi a smussarne l’opposizione nei confronti delle nuove regole che dovrebbero rivoluzionare il modo di lavorare dei comunales. L’unica certezza è che alla fine di questa data i salari non dovrebbero venir decurtati come ha sempre rassicurato il sindaco.
CAMBIANO LE REGOLE – Ma le regole cambiano perché ad esempio verranno soppresse le “indennità di sportello”, “manutenzione vestiario”, e indennità di rischio per chi lavora al computer. Per il personale tecnico-amministrativo ci saranno anche trasferimenti verso Municipi e gli uffici più affollati con turni dalle 8 alle 15 o dalle 13 alle 20. I vigili urbani verranno invece incentivati a sloggiare dagli uffici per svolgere funzioni operative a orari più flessibili con il risultato di portarne oltre 1.000 sulle strade. Il nuovo contratto prevede anche un “sistema integrato di valutazione del personale” per il quale gli obiettivi dipendenti verranno legati a quelli dei dirigenti. Per quanto riguarda il salario tutte le indennità sostituite con la voce “produttività” verranno per l’80% riconosciute in busta paga ogni mese, mentre per il restante 20%, invece, ci sarà un conguaglio trimestrale. A favore dell’Amministrazione sta il fatto che, non solo a Roma, l’anomalia delle fantasiose voci che costituivano l’integrazione vera e propria del magro salario dei dipendenti, era già finita sotto il tiro del ministero dell’economia e della finanza già dal 2008 senza che successivamente fosse stato fratto il minimo passo per regolamentare la confusa materia.
UN ENORME BACINO DI VOTI – Infatti soprattutto a Roma, i circa 24mila dipendenti, cui vanno aggiunti i circa 30.000 delle municipalizzate, costituiscono un bacino di voti per chiunque voglia governare la città. Il che nella macchina amministrativa e nelle società comunali ha favorito lo sviluppo di un reticolo clientelare dove la politica ha sempre fatto la parte del leone. Nè le misure approvate dalla delibera di Giunta appaiono ‘rivoluzionarie’ o ‘epocali’ per il funzionamento di una macchina che non va certo al massimo delle sue potenzialità. Quelli che vengono proposti oggi ai sindacati rappresentano aggiustamenti in favore dell’efficienza e certamente non della produttività difficilmente stimabile in questo tipo di impiego pubblico. Altro potrebbe valere per i dirigenti che assunti o promossi con facilità vengono blindati da contratti di ferro e garantiti da ricche liquidazioni. Un nodo questo della pubblica amministrazione che anche il Governo tenta di sciogliere con misure ancora contraddittorie. Resta comunque il fatto che la P.A. fra spending review, blocco del turn over e pensionamenti in 10 anni ha già perso 400mila addetti secondo recenti stime sindacali.
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