Sono solo 160 persone, ma devono controllare, estirpare, ripiantare un patrimonio di alberi che a Roma si aggira intorno ai 330mila fusti di vario genere di cui 140mila ai lati delle strade. Alberi giovani ma soprattutto vecchi, che hanno anche 60 anni di età e più. Alberi fragili come pini e robinie, o con rami che si spezzano come oleandri e acacie. Poi ci sono le aree protette e gli alberi da proteggere perché antichi, a volte con centinaia di anni di vita alle spalle.
SENZA SOLDI E PERSONE – Insomma, in quella che l’ex sindaco Veltroni ricordava spesso essere la capitale più verde d’Europa mancano completamente i soldi per gestire il patrimonio ambientale. A lanciare l’allarme è lo stesso servizio giardini secondo il quale il 50 per cento degli alberi supera i 60 anni di vita e ben uno su due potrebbe cadere alla prossima pioggia per mancanza di controlli.
IL NODO CONTROLLI – E’ proprio il tema dei controlli il punto debole della questione: se gli alberi sono divisi in cinque categorie a seconda delle quali i controlli devono essere più stringenti e puntuali, è la mancanza di uomini, giardinieri e specialisti, a fare la differenza: per controllare lo stato di salute di una pianta, spiegano gli esperti serve almeno un’ora di tempo, ma come detto mancano il personale competente e gli strumenti per stabilire se l’albero è in salute. Inoltre di anno in anno il servizio giardini è stato penalizzato sempre più dal punto di vista degli occupati, anche con il ricorso a ditte private che si occupano di manutenzione. Non vengono utilizzati volontari, studenti come in altre città, nè vengono organizzate campagne o strumenti di contatto con la cittadinanza. L’iniziativa per adottare nuovi alberi voluta dal sindaco Marino sta per partire, per ora unico lampo di luce in un quadro praticamente buio.
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