Ormai si nota, il sindaco di Roma Ignazio Marino si è lasciato crescere la barba. Evidentemente ispirato dai modelli casual e forse di tendenza a San Francisco, rientra a Roma con questo nuovo look che gli attribuisce un’aria pensosa da intellettuale post moderno più che da chirurgo dei trapianti al fegato. Fra gli illustri sindaci barbuti d’Italia ricordiamo il filosofo Massimo Cacciari che lo fu di Venezia, l’attuale sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Graziano del Rio a Reggio Emilia e l’ex sindaco di Bari Michele Emiliano.
LA PSICOLOGIA MODERNA – Si dice che la psicologia moderna sia in grado di svelare le peculiarità del carattere nascoste dietro alla crescita del pelo facciale. Per gli studiosi di fisiognomica il barbuto è sempre qualcuno che ha qualcosa da nascondere. Ma la barba folta viene anche considerata simbolo di potenza virile. L’uomo consciamente o inconsciamente lo sa e quindi chi porta una barba folta invia un chiaro segnale (non sempre corrispondente alla realtà) della sua potenza. Noi invece siamo convinti che Marino non debba nascondere proprio nulla anche perché si è eretto a campione della trasparenza della cosa pubblica e tanto meno debba dimostrare la sua potenza virile. Semmai il suo nuovo look, esclusa una irritazione della pelle o una allergia alla rasatura, è simbolo di un cambiamento di immagine più volitivo rispetto all’immagine levigata, occhialuta e sorridente del professorino.
RISCHIO EMULAZIONE? – Ora il timore fra le alte sfere del Campidoglio è che l’estemporanea moda si estenda ai suoi assessori maschi e qualche dipendente irriguardoso (insoddisfatto delle trattative sindacali sul salario accessorio) ha cominciato a pittare di barba e baffi le immagini del vicesindaco Nieri e degli assessori Caudo, Masini, Improta, Ozzimo e Pancalli con risultati a dir poco sconvolgenti.
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