Comune di Roma, Ignazio Marino assediato dal Pd

Congelato il capogruppo. Il sindaco e il partito ai ferri corti

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Non si era presentato alla riunione dei capigruppo presieduta da Mirko Coratti il capogruppo del Pd Francesco D’Ausilio, messo sotto accusa per aver prima commissionato e poi diffuso il sondaggio che scopriva l’acqua calda del bassissimo gradimento dei romani per il sindaco Ignazio Marino.

LA POLEMICA SUI SOCIAL – Nel frattempo sui social network, che gli esponenti politici consultano freneticamente fra di loro credendo di raccogliere la voce del ‘Paese reale’, impazzava il toto sulla sorte  di Francesco che comunque nel pomeriggio si è presentato con le dimissioni in tasca  alla riunione del suo gruppo appositamente convocata in via delle Vergini. In verità a stemperare i toni della polemica ci avevano pensato il segretario cittadino del suo partito Lionello Cosentino e soprattutto il vice segretario nazionale Lorenzo Guerini che aveva tagliato corto: «Non hanno alcun senso chiacchiere e polemiche interne al Pd sul sindaco Marino. E’ stato eletto e deve andare avanti.»

LE DIMISSIONI – Certo, nelle ore precedenti erano stati molti gli amici e compagni che avevano fatto intendere che quelle dimissioni sarebbero state opportune, come sembrava ventilare il coordinatore dei gruppi della maggioranza Fabrizio Panecaldo che veniva dato in pole position per occupare ( in alternativa al presidente della commissione bilancio Alfredo Ferrari) la poltrona del giovane D’Ausilio. Entrambe forti  della irritazione ( inadeguato eufemismo)  di Marino che non aveva apprezzato la pubblicazione dei dati del sondaggio senza che ne fosse informato prima. Di qui la ridda di voci sulla mano omicida che l’aveva commissionato  con i soldi del gruppo Pd. Tanto che a fugare illazioni si era svolto  uno  scambio di tweet tra il governatore Nicola Zingaretti e lo spin dottor Claudio Velardi, già consigliere politico di Massimo D’Alema. «Ora vogliono mettere in mezzo il buon Zingaretti. Lasciatelo lavorare, che ha tanto da fare”, cinguetta Velardi in riferimento alle voci secondo cui dietro il sondaggio ci sarebbe una manovra del governatore contro il premier Matteo Renzi. “Claudio, grazie di esistere! :-)” replicava Zingaretti. “Oh, io lo dico con stima e affetto veri!”, dice ancora Velardi cui il governatore risponde “Lo so, grazie. #melasciasseroinpace… :-)» E senza contare che altre rilevazioni sugli indici di gradimento di Ignazio ne circolavano discretamente da molto tempo.

I SONDAGGI – Sondaggi o no, quasi tutti nel Pd recitavano il solito mantra della inutilità di una rilevazione che confermava quanto già a tutti noto, mentre  pesanti critiche (e senza tanti peli sulla lingua) erano state rivolte al sindaco in occasione   della riunione dei Renziani duri e puri che si era svolta la scorsa settimana al Nazareno.  Era quindi inevitabile che tanti Democratici influenti non perdessero l’occasione  per sollecitare il sindaco ad una cooperazione ‘vera’  con la sua maggioranza indipendentemente da ogni eventuale rimpasto. Non che Ignazio abbia dato  un gran peso a queste sollecitazioni se, tornato gongolante dalla Leopolda, dichiarava papale papale ad una radio: «alla direzione nazionale qualcuno mi ha chiesto a quale corrente appartenessero alcuni consiglieri e assessori. Ma io non lo sapevo, ho dovuto chiamare il mio staff che studia queste cose. Ero del tutto impreparato, e non mi interessa studiare le correnti del Pd.» E forse il suo staff gli avrà ricordato che grazie a Matteo Renzi il Pd è a Roma qualcosa come il 42% dei consensi elettorali con o senza correnti.  La riunione dei ‘lunghi coltelli’ in via delle Vergini è andata avanti pere tutto il pomeriggio sino a quando il gruppo capitolino ha deciso di congelare le dimissioni di D’Ausilio  con l’intento di alzare la posta e chiedere un chiarimento politico  a Marino. Un modo come un’altro per guadagnare tempo.

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