Piazzale Clodio nel degrado, fra locali fatiscenti e bagni carenti

Mancanza di investimenti per una Giustizia trascurata dai Governi nelle sue strutture e nel suo funzionamento

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Roma, piazzale Clodio nel degrado

Piazzale Clodio non può certo avere l’aspetto di un resort anche perché lì si discute dei delitti e delle pene e il pubblico degli accusati che ne calca le aule spesso non rappresenta l’élite che dagli avvocati si fa rappresentare.

DEGRADO – È comunque innegabile che per chi ha la ventura di accedere al tribunale penale di Roma l’immagine non è certo confortante. Con quei corridoi asfaltati da un grigio pavé stradale (ma pare fosse una genialata dei progettisti), schedari, scaffali e mobili apparentemente in disuso che fanno bellavista nei corridoi dove il pubblico transita, dove si affaccia tutto in una serie di porte fra angoli, lunghi corridoi, colonne e (ci risulta) tre ordini di scale.

LA DENUNCIA – Stanze spesso anguste dove operano procuratori, cancelliere/i  e transitano gli ufficiali di polizia giudiziari qualche volta addobbati come Serpico. Già la la attigua Corte D’Appello aveva denunciato una situazione d’emergenza, ma questa volta è il solito Codacons che segnala la situazione di assoluto degrado che caratterizza i bagni del Tribunale Penale con un esposto inviato al Presidente Mario Bresciano e al Procuratore Giovanni Pignatone.

LO SCENARIO – Quanto viene descritto nella denuncia dell’associazione è uno scenario desolante e disarmante che «desta preoccupazione non solo da un punto di vista della lesione alla dignità e al decoro ma, soprattutto, sotto il profilo sanitario». Infatti i servizi igienici destinati al pubblico che si trovano nella palazzina A e B degli uffici giudiziari di piazzale Clodio, ammesso che qualcuno riesca a trovarli senza difficoltà «sono caratterizzati dalla totale assenza di chiavi o altra soluzione per poter chiudere al porta dei bagni, a discapito della benché minima privacy – spiega il Codacons -. Non c’è traccia di carta igienica né di sapone, mentre in terra la quantità di polvere è talmente elevata da lasciare impronte al passaggio delle scarpe».

SQUALLORE – Sin qui i servizi igienici, ma ancor più difficoltoso riesce al malcapitato di avere informazioni attendibili ed esaustive dall’unico gabbiotto di info disponibile per cui si corre il rischio di perdersi nei corridoi alla ricerca di un ufficio, nè vale la pena di chiedere agli addetti al trasporto dei faldoni che percorrono i lunghi corridoi, male illuminati con cigolanti carrelli, guardandoti con indifferenza. Insomma, una sensazione di squallore che prelude ad una kafkiana, temuta punizione. Luogo di penose peregrinazioni ancor prima che la pena comminata.

Nelle aule dove si condanna o si assolve  le udienze si accavallano fra il turbinio di toghe della difesa e dell’accusa che con testimoni, imputati, loro famigliari o amici che attendono il turno dell’udienza. Una sensazione di caos che improvvisamente dopo le 14 si stempera nel silenzio di aule, corridoi e uffici deserti. Questa è l’impressione che il tapino non avvezzo alle cose di giustizia penale ricava di primo acchito. I bagni per il pubblico sono in fondo cosa marginale a fronte di una evidente carenza di fondi per la Giustizia che attende una riforma sempre conclamata, mediatizzata e mai attuata, ma resta l’impressione che il malcapitato debba comunque essere punito soprattutto nel momento del bisogno.

 

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