Comune di Roma, tra una gaffe e l’altra Marino comanda davvero

Un anno e mezzo vissuto pericolosamente per il primo cittadino della capitale. Che però ha fatto ciò che ha voluto

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Luciano Nobili, che nel Pd romano è il più solido baluardo renziano, fa capire nel corso di una trasmissione radiofonica che la situazione a Roma è grave sottintendendo che il sindaco sta creando qualche problema. Che detto da un seguace del premier dovrebbe preoccupare il sindaco. In effetti anche le dichiarazioni di ieri del grande rottamatore a Porta a Porta non dovrebbero tranquillizzarlo quando da Bruno Vespa (che ormai frequenta con assiduità)  affermava: «Non conosco nel merito la vicenda (di Roma, ndr). Un sindaco deve essere giudicato per quello che fa. Se sbaglia è giusto che paghi, se fa bene è giusto che vada avanti».

DIREZIONE DEL PD – Per comprendere se ha fatto bene o male basterà attendere la direzione del Pd romano dove si farà il punto di questo anno e mezzo di Amministrazione. Della quale non va dimenticato, il Pd è partecipe con alcuni (anche se non molti) assessori e da un gruppo consiliare che sino ad oggi non ha pesato gran che sulle decisioni del sindaco. Buttarla sul ridicolo, sulle gaffes di Ignazio, sul suo carattere arrogante ecc. ecc. come sta facendo molta stampa in questi giorni, non solo è offensivo della sua indubbia intelligenza, ma anche assurdo perché Marino sa benissimo che una volta caduto lui «questi (del Pd) se ne vanno tutti (ma proprio tutti) a casa». Perché, vedete, il marziano non è affatto goffo ed inesperto ma anzi, è un gran paraculo. Se infatti venerdì le varie correnti del Pd faranno una analisi seria di quanto accaduto si accorgeranno che nella storia recente dei sindaci della Capitale, lui è stato l’unico che li ha messi tutti nell’angolo (come nemmeno Alemanno è riuscito a fare) non mancando di sottolineare (con i suoi più intimi) il distacco da una classe politica capitolina di “nullafacenti.” Non solo, sponsorizzato da Goffredo Bettini che successivamente snobberà senza tanti complimenti, usa a piene mani della macchina elettorale del Pd per vincere, concedendogli poi giusto qualche assessore, ma contornandosi da suoi fedeli alcuni dei quali Roma non conoscono affatto.

CONTRO I POTERI FORTI – Poi si mette a baccagliare contro i poteri forti di Caltagirone e dei francesi di Indosuez con i quali, sottobanco, trova l’accordo per cambiare i vertici di Acea mentre sta pensando di accorpare le società per la gestione delle acque della multiutility facendo poi una operazione di borsa. Arriviamo così al momento del bilancio e del ‘Salva Roma’ dove con la scusa che “Roma è Roma e gli altri sono un…”, si fa scucire da Letta e da Renzi grosso modo quanto aveva scucito Alemanno da Berlusconi, più i 150 milioni per gli extracosti liquidati solo oggi. Mentre sta con il piattino in mano davanti a palazzo Chigi manda avanti l’assessore Improta per contestare alla Regione l’esigua quota riservata al Tpl della capitale, salvo poi fare marcia indietro accorgendosi che Nicola questi soldi non li ha proprio e spergiurando che lui e Zingaretti vanno d’amore e d’accordo, anzi sono la stessa cosa. Al momento del bilancio si trova di fronte un osso duro quale fu l’assessore Daniela Morgante alla quale contrappone sempre Improta e la fa dimettere con la scusa che lei vuol fare il bilancio con troppi tagli lineari. Arriva e la sostituisce con Silvia Scozzese, che i tagli lineari li fa lo stesso, ma che viene dritta dritta dall’Anci sponsorizzata dal ministro Delrio. Mossa che permette al sindaco di coprirsi le spalle da ogni eventuale critica del Governo.

STADIO DELLA ROMA – Nel frattempo fiuta l’affare dello stadio della Roma che soddisferà la numerosa tifoseria capitolina e senza attendere tanti pareri dice che s’ha da fare, punto e basta, trascinandosi dietro l’assessore Caudo solitamente molto guardingo sulle questioni urbanistiche. Accetta le dimissioni di Flavia Barca che mal lo sopportava, mettendoci al suo posto la Marinelli che in fatto di cultura era l’alter ego di Veltroni evitando quel rimpasto che il Pd romano gli andava petulantemente chiedendo da un pò di tempo. Sempre con l’occhio vigile alle mosse di Matteo lo tampina appena può consapevole che solo lui lo può sotterrare ove si accorgesse che a Roma gli fa perdere voti. e per giunta nella Capitale d’Italia. Fa il progressista sui matrimoni gay e provoca Prefetto e ministro dell’Interno; poi appena può  chiede l’intervento delle forze dell’ordine perché lui è tutto law and order. Anzi appena gli è possibile si reca al procuratore capo Pignatone per segnalarli che le colpe sono tutte di quelli che governavano prima (sinistra inclusa). Va poco nelle periferie (dove qualche volta lo insultano) ma si reca spesso all’estero per tenere alto il nome di Roma, dice lui, e cercare sponsor, ma soprattutto per far vedere che lui è un personaggio di spessore internazionale che con i magnati ci sa fare. Chiude Fori e Tridente fra bordate di critiche, ma soddisfa la borghesia che risiede al centro e che l’ha votato in massa.

MEGA PROGETTI – Poi non trova i soldi per strade e buche ma si lancia nei grandi progetti a babbo morto della “Città della Scienza e dell’Ostiense per far credere ai costruttori, ormai alla canna del gas, che ci sarà molto lavoro per tutti. Licenzia in massa coro e orchestra dell’Opera per far vedere che lui è un duro, poi li fa in qualche modo riassumere dal direttore Fuentes. E così potremmo continuare a lungo perché Marino ha già calcolato la disaffezione per la politica dei Romani, l’inconsistenza della opposizione consiliare e soprattutto a debolezza di un Pd capitolino che campa, fra una fazione e l’altra, del traino di Matteo. Senza Ignazio non c’è alternativa e anche se ci fosse la sinistra pagherebbe comunque la sua sconfitta. Nel frattempo consolida il suo potere, ne occupa i gangli con i suoi fedeli. Tesse relazioni con la Roma che conta davvero. In una parola: governa. Altro che marziano, lui la foglia l’ha mangiata e da mò.

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