Comune di Roma, a Tor Sapienza Marino non c’era. Ma nemmeno lo Stato

Il sindaco si difende e attacca i suoi detrattori del Pd che nelle periferie non ci vanno. Una cosa giusta, però, l'ha fatta

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Marino non si dimette, il Pd scalpita e vuole il rimpasto di giunta, Matteo Renzi sta in Australia per reggere con Obama le sorti del mondo, ma il suo braccio destro Graziano del Rio convoca il sindaco per una lavata di testa, i fascisti si infiltrano nelle manifestazioni “spontanee” delle periferie e così via.

PERIFERIE IN PRIMO PIANO – Interviste, commenti approfondimenti, dilagano sulla carta stampata e sui media. Improvvisamente le periferie romane dove abita il 70% dei residenti, balzano all’onore delle cronache. Il sindaco si difende, attacca i suoi detrattori del Pd che nelle periferie non ci vanno, dice di aver già fatto molto inaugurando un pezzo di linea C e chiudendo Malagrotta. E pur avendo pochi soldi promette illuminazione, autobus, interventi sociali, verde ecc. cc ecc.

STATO RESPONSABILE – Eppure, anche se sotto assedio, il sindaco una cosa giusta l’ha detta quando ha puntato il dito sulle responsabilità dello Stato. Si è vero, a Roma c’è un problema di illegalità che proprio nelle periferie genera tante Scampie dello spaccio, dell’estorsione, del furto e del riciclaggio. A suo tempo Alemanno menava vanto dei suoi due o tre “patti per Roma sicura” sottoscritti entusiasticamente da tutte le istituzioni.

Ignazio invece pochi mesi fa sottoscriveva il “piano per Roma Capitale sicura” presentato dallo stesso Alfano con prefetto, questore e generali dell’Arma, della guardia di Finanza più il capo della Polizia. «Un piano coordinato di vigilanza – si leggeva nella nota stampa del Ministro – basato su leggi già esistenti alle quali, però, viene data maggiore efficacia…». Un modello sperimentale di sicurezza che è stato cucito, disse Alfano, «come un abito su misura per Roma».

IL PIANO – Un piano che prevedeva interventi straordinari su tutto lo scibile criminoso: sfruttamento della prostituzione; spaccio di droga; furti e rapine; reati compiuti durante la movida; tifoseria violenta. Alla stazione Termini alcuni effetti si si sono visti, nelle periferia no. Per giunta sui fatti di Tor Sapienza nemmeno viene convocato il Comitato per l’Ordine e la sicurezza per una situazione obiettivamente esplosiva.

Così mentre gruppi di desta già pensano di resuscitare le ronde con tanto di bastoni, gli spacciatori si fregano le mani perché levandosi il “negro” dai centri di accoglienza si levano da torno i controlli delle volanti. Anche se poi con alcune nazionalità di quei “negri”, fanno accordi per spartirsi lo spaccio, Emuli del modello di Napoli dove i nigeriani vanno d’amore e d’accordo con la Camorra.

LA LETTERA DEL POLIZIOTTO – Se il sindacato di Polizia Siap denuncia che il trasferimento dei minori da Tor Sapienza «indebolisce l’autorità dello Stato e asseconda la “pancia” del paese» inquietante è la lettera di un agente di polizia indirizzata al Tempo: «Noi c’eravamo e abbiamo visto l’inferno in via Morandi dove il reparto era stato inviato a sedare tafferugli di una violenza mai vista…. Inaspettatamente sono apparsi nel buio madri con bambini, padri di famiglia, ragazzotti dalla faccia pulita e delinquenti autentici. Nessuno aveva avvertito il reparto a cosa andava incontro. E questo perché nessun lavoro di intelligence viene più svolto per i continui tagli alle forze dell’ordine che non consentono più pianificazioni».

I TAGLI – Tagli che per il normale controllo del territorio, fra polizia e carabinieri, prevedono non più di 40 volanti nei vari turni, con quartieri/città di 150.000 residenti controllati da una solo vettura. Se questa è la situazione dubitiamo che un rimpasto di Giunta o le dimissioni del sindaco possano risolverla nel chiuso dei poltronifici della politica. C’è infine un aspetto che non va sottovalutato per il futuro.

E’ noto che la criminalità organizzata ha bisogno della politica, ma soprattutto dispone della liquidità che le consente di finanziarla. Potrebbe così maturare un intreccio (non nuovo nella Capitale) fra gli interessi malavitosi e il magma xenofobo ed eversivo che ribolle non solo in periferia. In una città disgustata dalla politica e dalla inettitudine amministrativa dove è andato a votare per le comunali solo il 50% dei romani.

 

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