Roma, sindaco Ignazio Marino paga 1.021 euro di multe e non si dimette

Contestazioni nella affollata seduta dell'Assemblea capitolina martedì pomeriggio. Il sindaco ha chiarito sulla vicenda Panda-gate

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Martedì pomeriggio l’aula Giulio Cesare sembra lo stadio olimpico prima del Derby. Dopo giorni di tensioni, polemiche e scontri nei palazzi del potere e nelle strade di centro e periferia, è arrivato il momento della verità per Ignazio Marino. Un sindaco che negli ultimi giorni è passato sotto il fuoco incrociato delle proteste dei cittadini, gli attacchi di maggioranza e opposizione, fino alla riunione con il vice di Matteo Renzi Lorenzo Guerini (quest’ultima, pare, dai toni più distesi) e che viene accolto da oltre cento persone del pubblico (tra sostenitori e oppositori) con cori da stadio, slogan e la richiesta delle dimissioni. Ma il sindaco “marziano” nel suo intervento lo dirà subito, sorridendo: “Chi parla, pensa o scrive di mie di dimissioni davvero non vuole comprendere la dimensione della nostra sfida” spiegando che sarebbe assurdo accanirsi contro chi “ha pagato multe che non doveva pagare”.

IL SINDACO VA AVANTI – Insomma nonostante le strigliate da destra e sinistra Ignazio Marino va avanti chiedendo scusa ai romani per la vicenda della Panda rossa, ribadendo la sua ricetta politica ma senza rinunciare all’attacco ai poteri forti: “Ho detto che ci sono tanti poteri e tanti interessi che non gradiscono il lavoro che stiamo facendo, e lo confermo. Chi vede finire monopoli, rendite di posizione, abusivismi, corruzione, mancato rispetto delle regole, chi in quel sistema che stiamo contrastando trovava la ragione della propria forza, è normale che non gradisca il nostro lavoro e che ci osteggi duramente, ed è normale che faccia lo stesso chi è stato ed è sodale di quei poteri e di quegli interessi che arricchiscono pochi ma impoveriscono gravemente la nostra comunità, che fatica a credere che le cose possano cambiare”. E sulle multe, spiega: “Ho scelto di assumermi la responsabilità dell’errore e comportarmi di conseguenza: ho detto agli uffici, che pur mi comunicavano che non ero tenuto a farlo, che volevo pagare le multe”. Incidente chiuso dunque, quello delle multe. Chiuso soprattutto politicamente, come ha spiegato il presidente della Assemblea capitolina Mirko Coratti: “Caso multe chiuso. Adesso concentriamoci tutti sui problemi reali della città e sul rilancio dell’azione amministrativa, partendo proprio dalla riqualificazione delle periferie”.

VERSO IL RIMPASTO – Il che significa soprattuto rimpasto di giunta, tema sul quale è voluta intervenire subito Sel che ha in giunta la figura rilevante e molto discussa (negli ultimi giorni) del vicesindaco Luigi Nieri. Come ha spiegato un autorevole esponente del partito di Vendola alla agenzia Dire “cambiare il vicesindaco sarebbe un chiaro segnale di volerci estromettere dall’azione amministrativa”. “In questo caso, siamo pronti a uscire dalla maggioranza e a staccare la spina a questa amministrazione”. Per Sel infatti “le deleghe da cambiare sarebbero altre, a partire dalla Scuola (ora ad Alessandra Cattoi) e dalle Politiche sociali (di Rita Cutini)”. Lo stesso Nieri, con toni ben più moderati ha difeso il sindaco e chiusa la vicenda per tutti: “Adesso lasciateci lavorare, perché Roma ne ha davvero tanto bisogno dopo anni di nulla e di disastri” ha scritto sul suo profilo Facebook nel pomeriggio. Scampato dunque il pericolo di elezioni anticipate la partita torna nel chiuso del Campidoglio, anche se le tensioni nella città non sembrano affatto sopite.

LE OPPOSIZIONI – Ma dall’opposizione sono arrivati cori di critiche e la richiesta di dimissioni. La ex vicesindaco Sveva Belviso ha detto in aula: “È stata una pagina nerissima, lei sindaco ha dato prova lampante della sua assoluta inadeguatezza sia psicologica che politica e di questo sono preoccupata. La parola ”sindaco” non vale più per identificare la sua persona e l”unica svolta possibile sono le elezioni anticipate, ma un attimo prima dovrebbe fermarsi e chiedere scusa per la sua assoluta mancanza di lucidità, qualità necessaria per amministrare una città come Roma”. Per SAntori di Fratelli d’Italia il Pd sarebbe “ulteriormente responsabile” per “non aver colto l’opportunità di mandarlo a casa sulla brutta storia delle multe, barattando il bene di Roma con qualche poltrona in più in Giunta. Il Pd vuol far credere ai romani che il problema siano gli assessori, ma e” chiaro che qui è il manico che non funziona e che sta distruggendo Roma”. Mentre dalla lista Marchini è onorato a stigmatizzare il comportamento del sindaco: “È una brutta giornata per Roma, perché se lei da sindaco sbaglia allora sbaglia Roma, e i romani non meritano queste figuracce. Su Twitter, infine, parla anche Gianni Alemanno che cinguetta: “#Marino dice: ”Ci sono poteri forti che non gradiscono la mia opera”. Forse si riferisce al Pd di Matteo #Renzi o alla forza del popolo romano?”.

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