Gianni Alemanno, come le tre scimmiette, non vedeva, non sentiva e non parlava sino a quando, sottovoce, avvisò tutti i camerati del suo staff che non erano certo pochi, di non frequentare qual cattivaccio di Massimo Carminati che lui riteneva addirittura in pensione se non già morto. In pensione ‘de che’ non si capisce, di Finmeccanica forse, con la quale ebbe e continuò ad avere almeno sino al 2012 frequentazioni assidue per affarucci non ancora del tutto documentati ma noti a molti, inquirenti compresi. Gira che ti rigira, dalle 1228 pagine dell’ordinanza firmate dal Gip Flavia Costantini il nome della multinazionale strategica Finmeccanica spunta sempre. Prendiamo il caso di Fabrizio Franco Testa, oggi in galera, che secondo l’ordinanza avrebbe avuto all’interno di ‘mafia capitale’, il compito di «infiltrazione della pubblica amministrazione» e di «cerniera tra il settore imprenditoriale, che opera essenzialmente nella direzione pubblica, e quello politico, che esprime i decisori pubblici.»
DESTRA SOCIALE – Sebbene Testa non abbia un ruolo esplicitamente politico, prosegue l’ordinanza, «appartiene alla destra sociale, articolazione della destra politica riconducibile al sindaco Alemanno, di cui era espressione all’interno del consiglio di amministrazione di Enav – società controllata dal MEF – fino al 2009.» Quindi si presume che Alemanno, almeno il Testa, dovesse pur conoscerlo. Si dà il caso che il 23 novembre del 2011 Cinque riportasse la seguente dichiarazione di Simone Turbolente allora capo ufficio stampa di Alemanno,«È decisamente fuori luogo accostare il nome del sindaco di Roma a una vicenda dove già appare evidente la sua totale estraneità.» Di chi stava parlando il portavoce del sindaco? Proprio di Fabrizio Franco Testa tirato in ballo dall’on. Milanese che per un pelo schivò il carcere una prima volta grazie al voto del parlamento. Testa infatti era balzato all’onore delle cronache per la vicenda delle tangenti Enav e la smentita di Turbolente si riferiva alle dichiarazioni dello stesso Milanese che tirava in ballo Alemanno quale sostenitore del manager. Scritto nero su bianco nell’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip Anna Maria Fattori, nei confronti dei due imprenditori Tommaso Di Lernia e Massimo De Cesare, nell’ambito dell’inchiesta su quel giro di appalti.
EX DIRIGENTE ENAV – Dal Cda dell’Enav Testa era uscito nell’agosto del 2009 dopo quattro anni, sempre in tempo per aver vissuto le strane vicende di quella società. Eppure Fabrizio Franco non era personaggio da passare inosservato nell’ambiente della destra romana. Eletto nel 2006 consigliere di Alleanza Nazionale alla XIII circoscrizione di Ostia-Casalpalocco fu anche presidente del Consiglio di amministrazione della Società Generale Immobiliare SpA, famosa per aver costruito l’avveniristico quartiere romano di Casalpalocco, detto il quartiere giardino. Un personaggio ben presente sul territorio e considerato il referente di Alemanno nell’importante bacino elettorale di Ostia. Si disse allora che il Testa, scosso dalle dichiarazioni di Milanese e dalla ingratitudine di Alemanno facesse ricorso a pesanti dosi di psicofarmaci, ma a risollevarlo dalla depressione debbono aver provveduto Carminati e Buzzi che stavano per piazzarlo addirittura ai vertici di Ama. Rebus sic stantibus è ben difficile che Alemanno nemmeno intuisse l’attività di Testa, compresa la sua frequentazione di Carminati. Nome che fra i camerati del Campidoglio circolava sussurrato con timore reverenziale e con quel ‘rispetto’ dovuto ai veri boss di mafia. Tanto temuto e rispettato che, come risulta da una intercettazione, dopo la telefonata di Massimo al segretario del sindaco Lucarelli, questi si precipitò ad incontrare il Buzzi delle coop in meno di tre minuti. Il segretario conosce Carminati, il sindaco lo dà per morto, roba da non credere, appunto.
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