Comune di Roma, dove vanno a finire i sampietrini

La proposta del neo assessore ai lavori pubblici Maurizio Pucci disegna un possibile futuro per le strade del centro città

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I sampietrini hanno un mercato fiorente, sia italiano sia internazionale. Li daremo alle imprese, sono un valore”. È questa l’idea di Maurizio Pucci, nuovo assessore ai Lavori Pubblici di Roma, pensosamente espressa in un’intervista al Corriere della Sera. “I sampietrini se non sono utili sono pericolosi, per automobilisti scooteristi e pedoni, per tutti: vanno sostituiti con l’asfalto, almeno in tutte le strade dove passa l’autobus”, aggiunge l’assessore. Che poi spiega: “La sutura tra un sampietrino e l’altro produce polvere che crea inquinamento, danneggia i monumenti.” Ci voleva una mente imprenditoriale per rivelarci che i sanpietrini non solo hanno un costo anche di installazione, ma anche un valore di vendita su un mercato che l’abile assessore Pucci deve di certo aver già individuato.

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SOUVENIR DI ROMA? – Così i preziosissmi «serci» se ne vanno, magari all’estero dove potrebbero anche comprarli come souvenir un pò come avvenne per i le macerie del Muro di Berlino. Del resto stanno lì da cinquecento anni, circa, dai tempi di Sisto V  che in una città di strade sterrate, luride e fangose cominciò a collocarli dalla fine del 500, approfittando di una tassa sul meretricio. Li importò  da mezze piramidi di porfido del Trentino facendoli  lavorare da un appaltatore (pensate, sin da allora)   a lui vicino da cui forse discendono genie di costruttori romani quali gli Anemone e i Pulcini. Rutelli li fece arrivare addirittura dalla Cina fra polemiche, entusiasmi e lamentazioni perché  troppo costavano e per la fatica che comportava spostarli quando si rompe qualche tubo o si logora qualche cavo, cioè sempre.

ANCHE FUKSAS NE PARLO’ – Una battuta  dell’architetto Fuksas (citata da Filippo Ceccarelli sulla Repubblica anni fa)  riecheggiava una vecchia canzone sui palloncini, così il costoso archistar propose un convegno dal titolo: «Dove vanno a finire i sanpietrini». Domanda che oggi potremmo rivolgere direttamente a Pucci. Ma oltre agli evidenti vantaggi per “ciclomotoautomobilisti”, che peraltro secondo le logiche del sindaco in certe zone del centro sanpietrinate, nemmeno dovrebbero circolare, c’è un vantaggio anche per le forze dell’ordine non più oggetto di lanci dei malefici cubetti durante le manifestazioni più esagitate. Addio allora lucenti e scivolosi cubetti di porfido bagnati dalla pioggia, addio infiniti e pazienti cantieri di restauro del manto stradale. Addio ancora ad un pezzo della vecchia Roma e si ceda il passo alle colate di asfalto maltenute nel tempo, sconnesse e bucherellate come il groviera. Dove rompersi una caviglia è sempre meglio che inciampare barcollano su  tacchi da 20 centimetri durante la movida a Trastevere o Monti. The business  is business.

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