Non si capisce bene se la verve polemica di Ignazio Marino sia indirizzata al ministro dell’interno Alfano o al prefetto Pecoraro con il quale da tempo non corre buon sangue.
LA CONTINUA POLEMICA – Prima con il registro delle coppie di fatto con scarsa rilevanza pratica sul quale Pecoraro ha lasciato correre proprio per la sua scarsa efficacia sotto il profilo giuridico. Poi sulle strade a luci rosse per le prostitute cui addirittura si oppone il Questore che vi ravvisa il reato di favoreggiamento. Oggi infine sulla inadeguatezza della presenza delle forze dell’ordine che era il cavallo di battaglia di Gianni Alemanno che spalleggiato dal disponibilissimo La Russa, allora ministro della difesa, chiese il dispiegamento dei militari nei punti strategici della Capitale del quale fu lo stesso Marino a chiederne il ridimensionamento. Certo che la situazione in Libia ed i più recenti atti terroristici in Danimarca e Francia creano grande preoccupazione fra l’opinione pubblica e il sindaco ha buon gioco quando parla, come ha fatto stamane, di un attacco alla civiltà europea, ma poi nella sostanza accusa il Ministero dell’Interno di non aver mantenuto le promesse quando afferma «credo che la promessa fatta dal ministero di 500 uomini delle forze dell’ordine in più e 85 militari comunicati a me ufficialmente dal signor Prefetto sia una promessa che vada onorata, perché in altri Paesi il ministro dell’Interno è intervenuto con grande determinazione». Laddove se ne può dedurre che per la capitale questa «grande determinazione» non c’è stata.
IL PIANO SPECIALE – Ricordiamo che nell’aprile scorso ben prima dei recenti episodi di terrorismo in Francia e Danimarca Alfano aveva annunciato un piano speciale per la sicurezza di Roma confermato, nelle sue linee essenziali, da prefetto nel corso del Consiglio straordinario sul terrorismo della scorsa settimana. Per l’occasione Pecoraro dichiarò in aula: «Abbiamo chiesto temporaneamente 500 uomini per vigilare sui presidi più importanti, prima arrivano meglio è». In ogni caso, aveva aggiunto «per migliorare a Roma la situazione bisogna revisionare i presidi, che ora si sovrappongono: i carabinieri in periferia, la polizia al centro» perché «al momento la situazione è di un centro storico affollato di polizia e carabinieri e di una periferia scoperta». A distanza di pochi giorni da quelle dichiarazioni secondo Marino la promessa non sarebbe stata onorata, accusa che lanciata da un sindaco, sia pur preoccupato per le sorti della sua città, tracima da quel tradizionale bon ton fra esponenti di diverse istituzioni.
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