Il legale di Salvatore Buzzi, patron della Cooperativa 29 giugno e al centro della inchiesta “Mafia Capitale” ha presentato ricorso in Cassazione contro l’ordinanza che lo scorso dicembre portò all’arresto oltre 40 persone. Per l’avvocato Salvatore Buzzi “non è mai stato condannato per associazione per delinquere di stampo mafioso, non ha mai fatto parte di sodalizi criminosi, nè ha mai subito processi o altro per fatti anche solo aggravati dall’uso del metodo mafioso di cui all’art. 7 d.l. 152-1991”.
MONDI MOLTO LONTANI TRA LORO – Inoltre quello che veniva definito il sodalizio con Carminati non avrebbe corrispondenze con la realtà secondo il ricorso poichè il mondo del cosiddetto ‘re delle cooperative’ è “un mondo di sinistra”, molto distante dagli ambienti di destra che ruotavano attorno alla figura di Carminati. Al contrario spiega ancora l’avvocato, “l’ordinanza impugnata ha ritenuto che l’ex Nar e Buzzi fossero una cosa sola, una grande unica organizzazione costituita dagli stessi per conseguire uno scopo comune”.
IL SENSO DELL’ATTIVITA’ CRIMINOSA – Dall’esame delle intercettazioni dei soggetti coinvolti – sempre secondo l’avvocato Diddi – “non solo non viene spiegata in che consisterebbe l’attività criminosa che avrebbe contraddistinto il gruppo, ma non evidenzia neppure quale sarebbe l’indice di mafiosità che il gruppo di persone avrebbe espresso e, soprattutto, quale il contributo che avrebbe fornito lo stesso Buzzi”. L’istanza ai supremi giudici è stata presentata da Diddi nei riguardi di alcuni collaboratori di Buzzi, come Claudio Caldarelli, Paolo Di Ninno, Alessandra Garrone e Carlo Maria Guarany, Emanuela Bugitti e Raniero Lucci.
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