Questa volta il sindaco Ignazio Marino ha messo l’elmetto e dopo le devastazioni degli ultrà del Feyenoord ha deciso di andare alla guerra nell’ordine, contro il Questore, il Prefetto ed il Ministro dell’interno, ponendo, un pò come Grillo l’esempio che così semplifichiamo «ma se al posto di 500 tifosi ci fossero stati i terroristi del Califfato cosa sarebbe successo?» Nel profluvio delle sue dichiarazioni raccolte da tutti i media audio, video, web e stampa che probabilmente stanno facendo il giro del mondo, il sindaco di Roma ha colto il suo grande momento di notorietà senza una parola di solidarietà (ma forse ci è sfuggito) ai feriti e aggrediti delle forze dell’ordine che hanno avuto il solo torto, secondo il Sindaco, di essere stati diretti da incapaci o giù di lì.
INTIMAZIONI AL MINISTRO – Altrimenti non si comprenderebbero le sue intimazioni del tipo «è evidente che il ministro dell’Interno deve decidere cosa fare perché l’ordine e la sicurezza sono nella sua responsabilità e sono certo che si rende perfettamente conto che la Capitale d’Italia deve avere la stessa sicurezza che hanno Parigi, Londra o la stessa Amsterdam». Poi ha raccontato dell’indimenticabile visita di Obama al Colosseo quando «improvvisamente tutte le forze dell’ordine si sono date da fare affinché non ci fossero venditori ambulanti, persone che vendono bottiglie di birre portate in ghiacciaie nascoste negli anfratti vicino al parco archeologico» evidentemente sostituendosi ai vigili urbani cui spetterebbero tali compiti. Poi fa il sarcastico e afferma «suggerirei al questore e al prefetto di andare su internet e guardare le immagini. Se non hanno internet possono venire nel mio ufficio, io la ho» rispondendo al questore capitolino D’Angelo che aveva bollato come «sbagliato dire che la città sia stata messa a ferro e a fuoco” dai tifosi olandesi.»
OFFRE INTERNET AL PREFETTO – Sarcasmo malriposto se si considera che le forze dell’ordine hanno le registrazioni delle telecamere che spesso hanno portato all’arresto dei più esagitati contestatori. Semmai c’è da chiedersi come ormai parte dei facinorosi siano stati accompagnati allo stadio e molti degli arrestati siano stati rilasciati contro una ammenda di 40.000 euro che chissà mai e se verrà pagata. Contrariamente a quanto accadde ai tifosi laziali in Polonia che vennero trattenuti in carcere dopo sonore bastonature. Ad essere maliziosi si potrebbe insinuare che le devastante cagnara di ieri abbia fornito al sindaco della ‘legalità’ l’occasione per regolare i conti con il prefetto Pecoraro con il quale non è corso mai buon sangue e che comunque fra poco dovrebbe lasciare l’incarico.
CHI PAGA I RISARCIMENTI? – Resta il fatto che nonostante il minaccioso «chi rompe paga del sindaco» la civilissima Olanda (dove tutti vanno in bicicletta) non caccerà un euro e la Barcaccia verrà parzialmente restaurata dall’Acea senza che si parli di azioni legali risarcitorie nei confronti degli ultrà e della loro società sportiva. Quanto alla implicita accusa di incapacità dei vertici delle forze dell’ordine Marino farebbe bene ad andarci cauto. Soprattutto perché la foga mediatica delle sue affermazioni contrasta con le pacate parole di Matteo Renzi apprezzate anche dal Siap (Associazione Nazionale Funzionari di Polizia). Un fatto è certo che ormai fra movimenti, black book e tifoserie ultrà Roma rimane esposta a devastazioni più o meno rilevanti. E allora Marino insista, come ha fatto, a chiedere più uomini, mezzi e risorse per la sicurezza al Governo e lasci elmetto e scudi antisommossa alle forze dell’ordine.
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