Comune di Roma, più militari in strada? Ma no, solo quelli dello scorso anno

Ecco la verità del patto tra Angelino e Ignazio dopo gli ultimi fatti di cronaca

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Ignazio Marino ormai in guerra dichiarata con il Questore ed il Prefetto di Roma va dal ministro dell’interno Angelino Alfano e gliene canta quattro sul muso. Angelino si spaventa e concede ben 500 ,militari per le strade e rispolvera quel piano sulla sicurezza della Capitale che aveva tanto strombazzato nell’aprile dell’anno scorso. Questa la vulgata che i titoli dei giornaloni romani fanno passare oggi. Certo è che i militari con le loro mimetiche, mitra e camionette danno sicurezza ai cittadini speranzosi che la loro stessa presenza faccia scappare malavitosi e terroristi a gambe levate.

“VECCHI MILITARI” – Ma la verità è che i militari per le strade di Roma già ci stanno da tempo o quasi, anche prima che Marino si appiccicasse al petto la stella da sceriffo. Infatti fu nel luglio del 2008 che partì l’Operazione,fiore all’occhiello del solfureo Ignazio La Russa allora ministro della difesa, con la quale   la Presidenza del Consiglio dei Ministri   autorizzò  l’impiego per sei mesi di personale delle Forze Armate per servizi di vigilanza a siti sensibili ed il pattugliamento di alcune aree urbanizzate, in concorso e congiuntamente alle Forze di Polizia. L’operazione venne successivamente prorogata di anno in anno tanto che da sinistra se ne contestò l’effettiva utilità  perché l’operazione sarebbe stata di tipo ideologico asservita ai fini di propaganda politica del governo Berlusconi IV.

GIUNTA ALEMANNO –  Ma torniamo a Roma- Il 29 luglio 2008 Alemanno firma con il prefetto e i presidenti di Provincia e Regione le 11 pagine del Patto per Roma Sicura che prevede addirittura l’arrivo di 1.060 uomini per disimpegnare almeno 300 unità fra Polizia, Carabinieri, Guardia di Finanza e Corpo Forestale «da reimpiegare per le attività più proprie.»  Il 4 agosto arriva il primo contingente con le stellette. Niente pattugliamento su strada, precisa Alemanno allora fresco sindaco, ma solo il presidio di sedi diplomatiche, stazioni e altri punti ‘sensibili’ (in tutto 51).  Il caso vuole che due giorni dopo venga siglato con i sindacati l’accordo sul nuovo regolamento della Polizia Municipale che fra l’altro prevede il diritto di scegliere se armarsi o no con relative visite psico-attitudinali, corsi di formazione, esame al poligono di tiro per i volenterosi piazzardoni. Da allora e con successive proroghe negli anni, furono previste nella capitale: 195 unità militari nei servizi di pattugliamento, mentre per i servizi di vigilanza agli obiettivi presenti 797 unità, 60 nei “Centri per immigrati”. Inoltre il Comune si impegnava a realizzare «“la sala sistema Roma” ed il numero verde “SOS degrado e Sicurezza” per il quale  «le competenze e le attività del Comune dovevano  essere interconnesse con le sale operative delle Forze dell’Ordine con sistemi telematici e reti di comunicazione di controllo di tutti gli attori del Patto per Roma sicura.» Che la sala sistema con pochissimi  addetti, abbia mai realmente funzionato ne dubitiamo. Ma passiamo oltre.

CHE SUCCEDE QUEST’ANNO? – Mentre la sinistra manifesta diffidenza nei confronti della presenza dei militari per strada, e dopo i successivi ‘patti per Roma sicura’, arriviamo al 1 gennaio di quest’anno quando con grande soddisfazione della sinistra e del sindaco Marino il governo Renzi, con straordinaria preveggenza, revoca ufficialmente l’operazione “strade sicure”, per quanto riguarda l’utilizzo delle pattuglie miste cioè delle pattuglie costituite da personale militare e da personale delle forze di polizia. L’Esercito, secondo queste disposizioni, non doveva più affiancare le forze dell’ordine nei servizi di sicurezza delle città. Decisione definita irrevocabile per contenere la spesa pubblica che nella sostanza riduceva di circa 1250 i militari in tutta Italia, rispetto al contingente previsto l’anno precedente di 4250 unità. Ma qualche decina di caschi neri in città sono rimasti, quindi il trucco sta solo nel riportali a 500 come erano esattamente alla fine dell’anno scorso. Che poi, dopo i fatti dei teppisti olandesi, si vogliano suonare le trombe della sicurezza, oltre a quelle già ampiamente intonate della legalità e della trasparenza, va pure bene, ma noi vorremmo sapere qualcosa di più, qualcosa che vada oltre  la propaganda delle dichiarazioni ufficiali. Ad esempio: quanti poliziotti e carabinieri in più presidieranno i territori, quante volanti, quanti commissari o caserme verranno attivati o riattivati,  e infine quante risorse il governo intende stanziare per la sicurezza della Capitale. Tutto il resto sono chiacchiere e “fame di vento.”

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