Mentre il Comune di Roma taglia pesantemente, almeno di 310 milioni il suo budget previsionale, comincia a porsi il problema delle sue partecipate come è stato più volte sollecitato dal ministero dell’Economia e delle Finanze. Così, tanto per perdere tempo, si inventa un’altra cabina «per dirigere l’attività di ‘due diligence’ su un gruppo di società, di cui si vogliono razionalizzare i costi e analizzare le prospettive future, anche in un quadro di possibile scioglimento o accorpamento con altre società.» Nel dispaccio di agenzia si parla di Aequa Roma, Risorse per Roma, Roma Metropolitane, Roma Servizi per la Mobilità, Zètema e anche l’azienda speciale Palaexpo.
SOLUZIONE PER FARMACAP – Mentre per Farmcap che ha già succhiato alle casse pubbliche almeno 16 milioni si è parlato nei giorni scorsi di una Spa che dovrebbe salvare “capra e farmaci” senza tuttavia indicare se parte delle quote del carrozzone verrano o meno cedute ai privati. Ovviamente dei due grandi ‘buchi neri’ di Ama e Atac che, fra tutte due, vantano quasi 1,5 miliardi (diconsi miliardi) di euro nemmeno un fiatino poiché Ignazio Marino è ormai convinto che il risanamento delle due società sia già stato virtualmente avviato grazie alla sua ferrea volontà. Ma giusto per guadagnare ancora un pò di tempo (in fondo Marino ha ancora 3 anni davanti) si prevede che la ‘due diligence’ «sia affidata ad un advisor, da individuare mediante procedure ad evidenza pubblica».
LA CABINA DI REGIA – Che non solo costerà una bella somma per la consulenza, ma della cui utilità si potrebbe ben dubitare visto che c’è già la ‘cabina di regia’ che può accedere a tutti gli atti e soprattutto 280 dirigenti comunali profumatamente pagati che evidentemente non sono nemmeno in grado di verificare i conti e lo stato di queste municipalizzate delle quali si parla (male) da anni. Siccome siamo convinti che in un Comune dove la spesa corrente fra stipendi, affitti, consulenze ecc. assorba almeno il l’80% del bilancio, c’è da credere che anche l’anno prossimo o si interverrà sulle municipalizzate oppure ci si ritroverà a fare altri tagli. Magari sul sociale con la scusa che le spese erano inquinate dalle gare o dagli affidamenti alle ‘male’ cooperative di Buzzi.
LA SITUAZIONE IN AULA – Oppure, ipotesi più probabile come vorrebbe Sel, che battesse cassa al Governo oltre ai 110 milioni già erogati per gli extracosti della Capitale. E’ vero, c’è sempre la vendita e la riscossione di fitti, attualmente irrisori, dei 300 immobili del Comune, ma nonostante l’agitazione della Lista Marchini, del Radicale Magi e il colpaccio di Sel che non ha votato la delibera, ora che questi immobili vengano valorizzati e venduti per i 300 milioni ipotizzati, passerà tanta acqua sotto i ponti del Campidoglio che si arriverà alle prossime elezioni.
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