Ignazio Marino mette i soldi nelle tasche dei romani e scopre “il Cinese”

Il sindaco di Roma propaganda la riduzione dell'Irpef. Poi incontra un importante imprenditore interessato a Atac

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Non che l’approvazione del bilancio scricchioli. Al limite qualche delibera che salta, qualche ricorso al Tar che crea problemi, ma la maggioranza è compatta e qualche giorno in più per l’approvazione non conta. Tanto più che dopo anni questo sarà il primo bilancio capitolino approvato nei tempi giusti. Nonostante le acque siano calme, il sindaco Ignazio Marino convoca d’emblée una conferenza stampa alle 13.30 confermando la sua nuova strategia di comunicazione che punta sugli annunci e sul poco o tanto che si sta facendo. Quindi, un pò sullo stile di Renzi con gli 80 euro in busta, ci fa sapere di aver messo 11,5 milioni di euro nelle tasche dei romani «perché – spiega- abbiamo diminuito per la prima volta nella storia di questa città la tariffa per la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti.» Più «altri 9 milioni di euro (sempre nelle tasche dei romani ndr) ci andranno perché eliminiamo l’addizionale Irpef per tutti i romani che hanno un reddito inferiore a 12mila euro.» Qualche maligno ha calcolato che ogni romano risparmierà mediamente 5 euro sulla tassa dei rifiuti, ma la buona volontà di Ignazio nei confronti dei cittadini più poveri è indubbia. Semmai è l’enfasi che infastidisce perché le tasche di molti romani rimangono desolatamente vuote. Nel frattempo «la città sta riprendendo fiducia e l’economia sta crescendo» e si sta «davvero lavorando con spirito di squadra tra Giunta e maggioranza per scrivere nel modo migliore il nostro bilancio.» Contento lui contenti tutti, si potrebbe dire, ma Ignazio Marino altre novità le aveva annunciate poco prima ad una radio privata. Infatti veniamo a sapere che ieri ha incontrato il Cinese «uno dei più grandi imprenditori del pianeta venuto dalla Cina per studiare il piano aziendale di Atac e per investire, di suo, per aiutarci con la sua azienda di trasporto.» Un uomo che «ha 180mila lavoratori, ma anche un grande immobiliarista che vuole rimettere a posto quella ferita che sono gli ex mercati generali.»

In verità pensavamo che dopo la visita sua e dell’assessore Caudo all’area dei Marcati del luglio scorso la questione fosse risolta, vuol dire che il Cinese darà una spinta decisiva anche ai privati che già qualche lustro fa avrebbero dovuto edificare quell’area. Anche se la Cina è vicina un pò meno tranquilli devono stare i 23mila dipendenti comunali perché «chi avendo un posto di lavoro «sulle tasche dei cittadini di Roma, quando c’è la recita scolastica del figlio, manda il certificato di malattia per un giorno, sta tradendo il proprio datore di lavoro che è il cittadino di Roma. Quella persona deve sapere che, da ora in poi, verrà controllata grazie all’aiuto dell’Inps, che mette un gruppo di specialisti a disposizione gratuitamente». Discorso un pò confuso ma efficace. Quindi bandite le recite scolastiche dei figli dei comunales il sindaco si indigna  con la destra che solo ora si accorge del fatto che le case erano affittate a poco e tuona «Io me ne accorgo solo adesso perché quando questi signori stavano a Roma e vivevano di politica, quindi di soldi dei cittadini, io mi guadagnavo da vivere in sala operatoria, di giorno e di notte, in un altro continente. Sono arrivato qua e ho aperto gli armadi, e come mai questi signori per 30-40 anni non se ne sono mai accorti?» Che messa così e a guardar bene, di quei 30-40 anni buona parte sono da attribuire ai governi delle giunte di sinistra.

Quanto ai parassiti della politica (perché il sindaco pare che la pensi proprio così) dubitiamo che guadagnassero quanto lui guadagnava con i trapianti. Ma tant’è, il populismo un pò becero, magari non porta voti, ma coi tempi che corrono ‘tira’.Non che l’approvazione del bilancio scricchioli. Al limite qualche delibera che salta, qualche ricorso al Tar che crea problemi, ma la maggioranza è compatta e  qualche giorno in più per l’approvazione  non conta. Tanto più che dopo anni questo sarà il primo bilancio capitolino approvato nei tempi giusti. Nonostante le acque siano calme il sindaco Ignazio Marino  convoca d’amblée una conferenza stampa alle 13.30 confermando la sua nuova strategia di comunicazione che punta sugli annunci e sul poco o tanto che si sta facendo. Quindi, un pò sullo stile di Renzi con gli 80 euro in busta,  ci fa sapere di aver messo 11,5 milioni di euro nelle tasche dei romani «perché – spiega- abbiamo diminuito per la prima volta nella storia di questa città la tariffa per la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti.» Più  «altri 9 milioni di euro (sempre nelle tasche dei romani ndr) ci andranno perché eliminiamo l’addizionale Irpef per tutti i romani che hanno un reddito inferiore a 12mila euro.»

Qualche maligno ha calcolato che ogni romano risparmierà mediamente 5 euro sulla tassa dei rifiuti, ma la buona volontà di Ignazio nei confronti dei cittadini più poveri è indubbia. Semmai è l’enfasi che infastidisce perché le tasche di molti romani rimangono desolatamente vuote. Nel frattempo «la città sta riprendendo fiducia e l’economia sta crescendo» e si sta «davvero lavorando con spirito di squadra tra Giunta e maggioranza per scrivere nel modo migliore il nostro bilancio.» Contento lui contenti tutti, si potrebbe dire, ma Ignazio Marino altre novità le aveva annunciate poco prima ad una radio privata. Infatti veniamo a sapere che ieri ha incontrato il Cinese  «uno dei più grandi imprenditori del pianeta venuto dalla Cina per studiare il piano aziendale di Atac e per investire, di suo, per aiutarci con la sua azienda di trasporto.» Un uomo che «ha 180mila lavoratori, ma anche un grande immobiliarista che vuole rimettere a posto quella ferita che sono gli ex mercati generali.»  In verità pensavamo che dopo la visita sua e dell’assessore Caudo all’area dei Marcati del luglio scorso la questione fosse risolta, vuol dire che il Cinese darà una spinta decisiva anche ai privati che già qualche lustro fa avrebbero dovuto edificare quell’area. Anche se la Cina è vicina un pò meno tranquilli devono stare i 23mila dipendenti comunali perché «chi avendo un posto di lavoro «sulle tasche dei cittadini di Roma, quando c’è la recita scolastica del figlio, manda il certificato di malattia per un giorno, sta tradendo il proprio datore di lavoro che è il cittadino di Roma. Quella persona deve sapere che, da ora in poi, verrà controllata grazie all’aiuto dell’Inps, che mette un gruppo di specialisti a disposizione gratuitamente». Discorso un pò confuso ma efficace.

Quindi bandite le recite scolastiche dei figli dei comunales il sindaco si indigna  con la destra che solo ora si accorge del fatto che le case erano affittate a poco e tuona «Io me ne accorgo solo adesso perché quando questi signori stavano a Roma e vivevano di politica, quindi di soldi dei cittadini, io mi guadagnavo da vivere in sala operatoria, di giorno e di notte, in un altro continente. Sono arrivato qua e ho aperto gli armadi, e come mai questi signori per 30-40 anni non se ne sono mai accorti?» Che messa così e a guardar bene, di quei 30-40 anni buona parte sono da attribuire ai governi delle giunte di sinistra. Quanto ai parassiti della politica (perché il sindaco pare che la pensi proprio così) dubitiamo che guadagnassero quanto lui guadagnava con i trapianti. Ma tant’è, il populismo un pò becero, magari non porta voti, ma coi tempi che corrono ‘tira’.

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