Il 12 aprile del 2006 Walter Veltroni brindava alla consegna del primo lotto di lavori della Nuova Fiera di Roma alla presenza di 1.500 invitati fra rappresentati delle istituzioni, imprenditori, personaggi del mondo della cultura e dello spettacolo. «La Nuova Fiera costituisce un ulteriore passo in avanti nel percorso di rinnovamento e trasformazione della Capitale» affermava orgogliosamente.
DOPO VELTRONI ALEMANNO E LA CRISI – Poi il declino del modello Roma con Alemanno e la crisi economica che oggi fanno di quella cattedrale sull’Ostiense un poco frequentato arredo urbano. Oggi si attende il concordato perché Fiera Roma il 23 febbraio ha chiesto al tribunale fallimentare l’ammissione al concordato preventivo con continuità aziendale. Un “concordato in bianco” per il quale viene protetto il patrimonio del debitore nei confronti dei decreti ingiuntivi dei fornitori. Solo dopo questo passo si potrà parlare di un futuro per la Fiera controllata dalla holding Investimenti, che ha come azionisti la Camera di Commercio di Roma (58,5%), il Comune di Roma (21,7%), la Regione Lazio (9,8%) e soffre di un debito verso banche e obbligazionisti di 187 milioni.
187 MILIONI DI DEBITI – Negli esercizi 2012/13 Investimenti ha perso 49 milioni e ora intende ripagare i debiti con la vendita della vecchia Fiera di via Cristoforo Colombo che dovrebbe valere almeno 200 milioni, ma nel 2013 era stato varato un piano industriale (2014/17) che evidentemente non ha raggiunto gli obiettivi se a febbraio è stata presentata l’istanza di concordato e decisa la mobilità per 22 addetti su 70.
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