Come avevamo anticipato giorni fa, è stato pubblicato su un quotidiano nazionale e sul sito Atac il bando con tutti i requisiti richiesti per partecipare alla selezione del nuovo direttore generale. Gli interessati avranno tempo fino alle 23.59 di martedì 24 marzo per spedire il proprio curriculum. Ma è dal novembre dello scorso anno che la casella del direttore generale di Atac rimaneva vuota dopo le dimissioni di Antonio Cassano che incappò nelle indagini della Procura per una vicenda di conti milionari nelle ospitali banche di San Marino, non ancora chiarita.
COLMARE UN VUOTO – Un vuoto che l’assessore Improta e il presidente Boggi vogliono riempire al più presto per il governo dell’azienda, soprattutto in vista degli impegni del Giubileo che potrebbe far saltare la già scassata macchina del Tpl romano. Secondo le voci raccolte al nuovo dg non verrebbero attribuite le deleghe da amministratore delegato (vedi link ns. art.) ma sicuramente dovrà avere competenze ‘storiche’ in tema di trasporto. Ecco allora che i vertici capitolini, cui la fantasia non manca, anche potrebbero ricorrere all’usato sicuro, magari ripescando fra i curriculum quello di qualche boiardo che ha governato in passato la stessa Atac, Roma Metropolitane o L’agenzia per la Mobilità. Non si esclude che salti fuori il nome di un altro milanese dopo la nomina di Danilo Broggi che dalla finanza meneghina proviene, o quello dell’amministratore delegato di Cotral Arrigo Giana, già direttore Pianificazione e Finanze dell’Atm di Milano, fortemente voluto da Zingaretti quando cambiò i vertici della società regionale portandone alla presidenza Amalia Colaceci.
COSA DICE IL BANDO – Il bando comunque prevede che il candidato abbia «maturato una significativa esperienza in posizioni apicali di primarie società industriali e di servizi con rilevanza nazionale, così come possedere esperienze e competenze specifiche nello sviluppo di processi organizzativi complessi e nel conseguimento degli obiettivi strategici affidati.» Il che non comporta necessariamente una provenienza dai trasporti. Certo che la storia dei vertici Atac degli ultimi 6 anni non è certo un modello di continuità manageriale con il succedersi di cinque amministratori delegati o presidenti e quasi altrettanti direttori. Tutti inesorabile frutto di accordi bipartisan per l’influenza che il Pd ha da sempre esercitato sull’azienda. La novità è che oggi questa trasversalità è venuta a cadere non tanto per la volontà del sindaco quanto per la crisi profonda di quel partito dopo indagini sul ‘Mondo di Mezzo’.
COSA DECIDERA’ IL CAMPIDOGLIO – Oggi Improta e Marino hanno le mani libere, ma sanno che se Renzi dovesse ripescare, come ha recentemente annunciato, la spending review, Atac cadrebbe sotto la scure di altri esiziali tagli. Ipotesi che spiega i contatti con magnati cinesi per ora solo per comprare bus, un domani chissà. Cade invece l’ipotesi dell’agenzia regionale unica dei trasporti che proprio il Pd caldeggiava e pare allontanarsi l’ipotesi di un ingresso diretto delle Ferrovie in Atac. Cosa abbiano veramente in mente il sindaco, ma soprattutto l’assessore Improta che con la sua collega al Bilancio Silvia Scozzese è l’indiscusso dominus delle più impegnative scelte capitoline, si capirà proprio con la nomina del nuovo DG.
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