Mafia Capitale, Buzzi ascoltato a Roma dai pubblici ministeri

Il manager delle coop rosse trasferito a Rebibbia dal carcere sardo ha reso dichiarazioni spontanee

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Salvatore Buzzi manager delle cooperative sociali rosse e indicato quale complice e socio del ‘nerissimo’ Massimo Carminati, è stato ascoltato oggi nel carcere di Rebibbia dai pm su sua richiesta per rendere dichiarazioni spontanee. Stessa mossa ha voluto fare nei giorni scorsi  Luca Odevaine, “brasseur d’affaires” per quelle stesse cooperative e influente membro della commissione dell’immigrazione presso il Ministero dell’Interno.

ESCLUDERE IL 416BIS –  – Se quanto è stato detto dai due possa creare ancora sommovimenti nella politica romana è difficile stabilire oggi, soprattutto a sinistra dei quali entrambi sono stati supporters. Con la differenza che  Odevaine ha avuto in passato rilevanti incarichi amministrativi sia al Comune di Roma che alla Provincia. Ma quello che traspare dalla volontà di ‘vuotare il sacco’ di fronte ai magistrati è una linea difensiva che intende escludere dai capi d’accusa l’articolo 416 bis del codice penale, ovvero l’accusa di associazione mafiosa. Magari patteggiando per la corruzione aggravata la cui condanna in sede processuale comporterebbe comunque il carcere, ma con la possibilità di uscirne in tempi ragionevoli.

COSA HA DETTO – Non ha caso, mentre lo arrestavano, Buzzi avrebbe rassicurato i suoi invitandoli a non litigare e con un arrivederci fra due anni. «Non sono un mostro. Ho cercato di lavorare in modo onesto, nel mondo delle cooperative del terzo settore». È questo, in sintesi quello che Buzzi avrebbe affermato di fronte ai pubblici ministeri, cercando poi di ricostruire il contesto di lavoro nel quale operava e i vari rapporti con le istituzioni. Buzzi è attualmente detenuto in Sardegna e per l’incontro di oggi con i magistrati romani è stato appositamente condotto nel carcere di Rebibbia. All’indagato, difeso dall’avvocato Alessandro Diddi, i magistrati non hanno rivolto alcuna domanda, limitandosi ad ascoltare il suo racconto. «Siamo pronti a sostenere nuovi incontri con i pubblici ministeri -ha affermato il legale- siamo a disposizione di chi indaga».

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