E’ proprio vero che i soldi non bastano mai. Dopo l’approvazione del bilancio fra pacche sulle spalle nella maggioranza, fiumi di comunicati che trasudavano un autoreferenziale compiacimento e i complimenti da parte del Governo per bocca del braccio destro di Renzi, Graziano Del Rio, oggi veniamo a sapere dal sindaco Ignazio Marino che i conti di Roma Capitale ancora non tornano. Perché, a bilancio approvato, il sindaco si è accorto che «nel saldo finale nella città di Roma ci troviamo con 110 milioni in meno rispetto a quelle che erano le indicazioni che avevamo discusso insieme per il piano di rientro.» Quindi dopo i tagli di spesa per 310 milioni il sindaco lancia l’allarme al termine della Conferenza Stato-Città al Viminale, in merito agli extracosti che il Governo avrebbe dovuto riconoscere per le spese eccezionali che la Capitale deve sopportare. Beninteso, al netto dei soldi che Marino dovrà chiedere per il prossimo Giubileo. Come è potuto avvenire? Ce lo spiega il sindaco stesso:
«Dal punto di vista delle correzioni che sono state fatte al cosiddetto finanziamento di solidarietà agli enti locali, ho espresso il mio pensiero che non è di soddisfazione perché con queste modifiche che il Governo approva, di fatto si vanificano i 110 milioni degli extracosti dati a Roma in quanto Capitale della Repubblica.» Non è proprio uno scherzo perché a occhio e croce, senza quei 110 milioni salta il bilancio approvato con tanta celerità, come non accadeva dal 1998. A questo punto Ignazio fa i conti e spiega: «Considerando che rispetto al piano di rientro abbiamo 60 milioni in meno di quella che era la nostra indicazione rispetto al trasporto pubblico e con gli accordi sulla ridistribuzione delle somme per la solidarietà per gli enti locali avremo 50 milioni di euro in meno, 50 più 60 fa 110, che è proprio la somma degli extracosti.» Quando si tratta di soldi Ignazio non scherza così ha fatto mettere a verbale questa discrepanza che, fortunatamente «è stata favorevolmente accolta dai rappresentanti del ministero dell’Interno e del Mef» compresa «la necessità di risedersi al tavolo interistituzionale di Palazzo Chigi per rivalutare il piano di rientro perché dal punto di vista del Comune di Roma noi i compiti a casa li abbiamo fatti davvero tutti, e quindi vogliamo che lo stesso rigore ci sia da parte di tutti gli attori (il Governo? Regione?. ndr).»
Morale della favola, i conti non li abbiamo sbagliati noi ma siete voi a farli male. Ora va detto che il problema è serio anche perché il Governo (proprio perché è in corso la ripresa economica…) dovrà tagliare un pò dappertutto per rientrare nei parametri imposti dalla UE e non aumentare l’Iva di qui al prossimo anno. Ma “Roma è Roma” e quindi qualcuno deve cacciare quei 110 milioni più gli altri 300 che Marino, senza alcuna stima fondata, già ventila per il Giubileo. Chissà cosa ne pensano gli altri grandi Comuni italiani. Basteranno la provenienza dalla associazione dei comuni (Anci) dell’assessore al Bilancio Silvia Scozzese e le rimostranze del sindaco a placare le acque? Oppure sarà necessario che la Regione aumenti almeno di altri 100 milioni il contributo per il Tpl romano come chiedeva tempo fa l’assessore ai trasporti Improta. Staremo a vedere. Il tavolo è aperto e si comincia a giocare.
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