Era il luglio del 2012 quando i giornali parlarono di un danno da 23 milioni di euro arrecato alle casse dell’Atac. Allora un fascicolo fu aperto dalla Procura per fare luce sulle irregolarità avvenute nella gestione della municipalizzata ante Alemanno. Il fascicolo venne aperto senza indagati, né ipotesi di reato, ma sulla base di una decina di esposti inviati alla procura di Roma da un ex dirigente e finiti tra le mani del pubblico ministero Laura Condemi.
IL NODO TRAMBUS – Allora trapelò che si trattava della gestione di un Fondo per i lavoratori di Trambus. L’allora amministratore di Trambus Filippo Allegra e il direttore finanziario Fausto Conzi investirono il Tfr aziendale in un fondo della Bank of Ireland a un valore di emissione secondo l’esposto superiore a quello di mercato. Da qui il danno presunto. Oggi apprendiamo che l’ex ad della società Trambus, Filippo Allegra, è stato assolto dall’accusa di peculato con la formula “perchè il fatto non sussiste”. Lo ha deciso il gup di Roma, Flavia Costantini, che ha prosciolto dalle stesse accuse l’ex direttore amministrativo contabile Fausto Concezzi. La vicenda riguarda appunto l’investimento di 40 milioni di euro fatto nel 2006 impiegando il trattamento di fine rapporto dei dipendenti Trambus, società confluita in Atac nel 2010, per acquistare titoli emessi dalla Intesa Bank of Ireland e collocati sul mercato da JP Morgan. Il giudice ha stabilito che quella operazione finanziaria non fu una speculazione nè provocò una perdita di 7,5 milioni di euro nelle casse aziendali. Secondo la Procura, che aveva sollecitato il processo, i due alti dirigenti avevano utilizzato il tfr dei dipendenti Trambus per acquistare titoli a zero interessi (con scadenza tra il 2021 e il 2026), quindi per scopi estranei all’oggetto sociale dell’azienda e senza svolgere una verifica preventiva sul valore di chi li emetteva.
OPERAZIONE TRASPARENTE – «La decisione del giudice – ha commentato Allegra, difeso in giudizio dall’avvocato Luca Petrucci – dimostra che quella fu una operazione trasparente e chiara, fatta esclusivamente per fini aziendali. Per preservare il tfr dei lavoratori che andava scemando, fu deciso assieme al cda, e informando anche lo stesso Comune di Roma, di procedere all’acquisto e alla gestione di questi titoli a rischio zero che ancora oggi producono un significativo rendimento annuo».
IL DUBBIO – Curioso è tuttavia notare che nel comunicato diffuso ieri da Atac sull’acquisto in leasing dei 700 bus salta fuori che titoli di Intesa Bank of ireland per 50 milioni verrebbero smobilitati portando nelle casse della municipalizzata denaro fresco. Si tratta forse degli stessi titoli in cui era stato investito il tfr dei dipendenti di Trambus? Lo chiediamo alla dirigenza di Atac.