I partigiani dell’acqua, come si definiscono i manifestanti scesi in piazza stamattina nell’assemblea pubblica dei lavoratori e degli utenti di Acea, organizzata dal Forum italiano dei movimenti per l’acqua in risposta alla assemblea dei soci in corso al Centro Congressi La Fornace. Bersaglio dei manifestanti in particolare la temuta espansione di Acea nel Centro-sud Italia che definiscono «una gigantesca opera di fusione che è in realtà una privatizzazione, contraria all’interesse pubblico nei confronti di un bene che deve restare di tutti».
ANCHE I SINDACI CONTRO – Tanto che in assemblea a piazzale dei Partigiani c’erano anche diversi amministratori locali arrivati a Roma per ribadire la loro opposizione alle nuove politiche aziendali. Una delegazione di comitati e sindaci si è poi recata verso la sede della presidenza della Regione Lazio per chiedere l’attuazione della legge regionale numero 5 e protestare contro le diffide a cedere i propri impianti ricevute da diversi comuni laziali. Posizione che non è sicuramente condivisa dal sindaco di Roma Ignazio Marino che, da socio di maggioranza, da tempo caldeggia la paventata fusione, anche per fare cassa.
CRESCITA IN BORSA – Lo ha spiegato l’amministratore delegato della multiutility Alberto Irace il quale ha sottolineato che dal gennaio 2014 al 27 marzo 2015 il titolo di Acea spa in Borsa ha avuto un incremento del 46,22%. Incremento che pure deve deve far piacere al socio di maggioranza Ignazio Marino il quale l’anno scorso, al momento del cambio della guardia in Acea, proclamava di non essere tanto interessato alle quotazioni in borsa della società quanto alla sua utilità per i cittadini: sarà ma intanto il cda Acea ritorna ai 9 componenti dai 7 che ne aveva, mentre Marino fece fuoco e fiamme per averne 4. Comunque sia, il gioco dell’accorpamento sembra ormai fatto con grande soddisfazione del socio privato Caltagirone che alle gestione delle acque è più interessato che a quella dell’energia.
VERSO L’ACCORPAMENTO – L’occasione, ha detto Irace, è offerta dalla legge di Stabilità e dalla riforma della Pubblica amministrazione che «contengono norme sul processo di consolidamento tra le utility che sono da ritenersi un’opportunità per Acea spa.» Infatti c’è stato un forte impulso dal governo centrale- ha aggiunto- «che ha introdotto norme con lo spirito di favorire l’aggregazione a livello di servizi pubblici locali. Le grandi utility, come Acea, Hera e Iren, sono considerate soggetti che possono svolgere un ruolo rilevante di polo aggregante.» Acea è leader nella gestione delle risorse idriche e «ha un forte radicamento nell’Italia centrale, non solo a Roma». Insomma, avanti tutta per l’accorpamento con le società partecipate da Acea per le acque. E tanti saluti a quei poteri forti che il sindaco di Roma intendeva contrastare. L’economia non è fatta nè di chiacchiere, nè di proclami ma di solidissimi numeri e con i 162 milioni di utile netto Acea i numeri li dà proprio bene.
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