Nomina ‘eccellente’ alla direzione generale di Atac con Francesco Micheli, annunciata poche ore fa dall’assessore alla mobilità Guido Improta. Una nomina che secondo l’assessore «rafforza l’enorme lavoro che con Danilo Broggi stiamo portando avanti per raggiungere l’equilibrio economico-finanziario dell’Azienda e per conseguire il rilancio industriale di Atac». Ma chi è Micheli? Anche se dalla lunga carriera del manager sessantottenne non risulta alcuna esperienza di trasporti, vanta tuttavia un curriculum di tutto rispetto soprattutto nel mondo della finanza per la gestione del personale.
Solo nel maggio scorso lasciava Intesa San Paolo dopo oltre dieci anni di carriera, dove era sbarcato, come Passera, a seguito di un’esperienza in Poste italiane. Ma è nelle pieghe del suo curriculum che si individua la caratura del personaggio che dopo la la laurea in Sociologia entra nel 1970 in Technicolor S.p.A, in qualità di responsabile relazioni industriali, per poi divenirne direttore del personale. Dal 1977 al 2008 assume, in successione, gli incarichi di direttore del personale, di Tirrena assicurazioni, poi direttore del personale e dell’organizzazione di Gucci.
E ancora direttore centrale risorse umane e tecniche del Banco di Sardegna, direttore della pianificazione e sviluppo del personale e delle relazioni industriali del gruppo Banca di Roma. Tra il 2002 e il 2006 è direttore risorse umane e organizzazione di Banca Intesa e a luglio 2012 assume l’incarico di senior advisor del ceo di Intesa Sanpaolo per lo sviluppo organizzativo, le politiche delle risorse Umane e le Relazioni Industriali. Nella sua lunga carriera di responsabile del personale di importanti gruppi c’è chi giudica l’anziano manager un duro nei rapporti con i sindacati o come è stato definito, un tagliatore di teste eccellente.
Resta il fatto che la nomina rivoluziona i vecchi schemi consociativi che negli anni hanno condizionato le nomine apicali nell’azienda. Una nomina esterna che potrebbe aprire le porte a ragionamenti sulla sua possibile, sia pur parziale privatizzazione di Atac una volta avviato un processo di risanamento. Ipotesi che diviene una quasi certezza se si guarda agli orientamenti del Governo sulla spending review prevista per le municipalizzate.
[form_mailup5q lista=”campidoglio”]