Anche l’avvocato Alessandro Diddi, legale di Salvatore Buzzi, dopo il difensore di Carminati due giorni fa, è intervenuto questa mattina ai microfoni di Radio Cusano Campus, l’emittente dell’Università degli studi Niccolò Cusano, e ha rivelato che presto, per quanto concerne il suo assistito, ci saranno novità.
«Sono passati diversi mesi nel corso dei quali anche noi difensori abbiamo fatto attività investigativa» ha affermato il legale il quale si augura che l’accusa chiuda al più presto le indagini e faccia richiesta di rinvio a giudizio. «Buzzi respinge categoricamente l’accusa di essere un mafioso e siamo convinti di poter dimostrare che dice la verità» ha detto l’avvocato anticipando che Buzzi, attualmente detenuto, vuole tornare a parlare con i pm rilasciando per la seconda volta dichiarazioni spontanee per indicare i filoni su cui i pubblici ministeri dovrebbero sviluppare le indagini. Infatti l’avvocato è convinto che «la strada è ancora aperta per dimostrare l’inesistenza dell’associazione per delinquere di stampo mafioso».
Strategia difensiva che eventualmente punterebbe alla derubricazione del reato a corruzione. Anche se in merito alle intercettazioni ampiamente riportate dalla stampa e che sembrano inchiodare il suo assistito, il Diddi spiega «molto spesso sono semplici vanterie tra amici. Per certe ci sono state già delle aperture di Buzzi nel dire che ci sono state elargizioni. Per la pubblica accusa si tratta di corruzione, per Buzzi si tratta di finanziamenti legittimi». Infatti Buzzi ha confermato consegne di denaro nei confronti di determinati personaggi «ma tutto questo non necessariamente deve integrare una corruzione, come ritengono oggi i pubblici ministeri.»
Come il legale di Carminati anche quello di Buzzi vuole un processo a porte aperte: «chiederemo che il processo possa essere celebrato davanti alla televisione» perché «l’opinione pubblica sarà una garanzia per questo processo.» Sui tempi del processo il legale non sembra ottimista perché il materiale che la pubblica accusa deve produrre è enorme.» In merito alla eventualità di nuovi arresti Diddi ha risposto lapidario «Finchè non vedo non credo.» Si ricorda che sulla questione era intervenuto il sindaco Ignazio Marino che ne aveva preannunciato almeno altri 120, smentito il giorno dopo dal procuratore capo Giuseppe Pignatone. Ma tanto è bastato a produrre una preoccupata effervescenza negli ambienti politici romani.
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