Un grande bluff oppure una raffinata manovra politica dell’amministrazione capitolina? Sino ad oggi pareva non disponesse delle fiches giuste per il rilancio, ma questa mattina dalle gazzette salta fuori un piano Broggi con il quale il presidente di Atac mette sul piatto della Roma/Lido 180 milioni per riacquistare la linea dalla Regione e poi continuare a gestirla dopo averla ristrutturata. Un modo come un altro per mettersi in competizione con i francesi che quella linea vorrebbero gestirla per almeno 20 anni, mettendoci però sul piatto 300 di milioni e 13 treni nuovi di pacca. Ora pare che la mossa politica dell’assessore Guido Improta sia un po’ come la pioggia sul bagnato per una sinistra che già quando sente parlare di project finacing erge barricate, figuriamoci quando lo propone una multinazionale straniera.
Non a caso dopo il viaggetto di alcuni consiglieri comunali su quella tratta che Atac ha in qualche modo tentato di abbellire per l’occasione, emerge una posizione del Consiglio Comunale che esorta Atac a prendere l’iniziativa che peraltro farebbe risparmiare alla Regione qualcosa come 20 milioni l’anno di sola manutenzione. Morale, da questo momento i francesi hanno un competitor con cui vedersela quando il project verrà messo a bando, e allora vinca il migliore. Il dubbio è se Atac sia effettivamente “er mejo” se si guarda a come l’azienda capitolina del Tpl ha sino ad oggi gestito la tratta in concessione che, forse unica in Europa, collega direttamente una capitale con il mare.
Ma, a quanto pare, Improta e Broggi dei miracoli, se solo potessero avere la linea tutta per loro, ne farebbero una metropolitana su un tracciato tutto da riammodernare con grandi vantaggi per il popolo. Dove poi andrebbero a prendere i 180 milioni annunciati, ammesso che bastino visto i costi e i tempi della linea C, questo si, rimane un mistero. Anche perché Atac ha accumulato debiti per oltre 800 milioni e continua presentare bilanci in rosso nonostante i tagli e riaccorpamenti delle linee bus periferiche, mentre langue il recupero dell’evasione stimato in 40 milioni.
A meno che la nomina del nuovo direttore generale l’ultra sessantenne Francesco Micheli, che dal mondo delle banche proviene, preluda ad un improvviso e generoso allargamento dei cordoni della borsa da parte degli istituti di credito. Ipotesi che il Governo, con la nuova spending review di Gutgeld, protrebbe anche non gradire. Se il problema non fosse interistituzionale fra Regione e Comune amministrate sotto lo stesso colore, qualcuno potrebbe chiedere di vedere le carte di Atac per scoprire se veramente i soldi ci sono o no. Ma questo è un altro discorso che in politica, regno delle mediazioni a perdere, non vale.
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