Acea, 3000 in sciopero contro le decisioni del management

Proteste anche dall'opposizione per la decisione di chiudere l'aula Giulio Cesare

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Un incontro con l’assessore ai lavori pubblici Maurizio Pucci. E’ quello che hanno ottenuto dopo una riuscitissima protesta circa 3000 lavoratori della Acea, oggi in sciopero in Campidoglio con una adesione tra il 60 e l’80 per cento dei dipendenti. Insieme a Cgil, Cisl, e Uil si sono radunati in piazza per protestare contro l’attuale management guidato da Alberto Irace e chiedere il ripristino delle regolari relazioni industriali. Trombe, fischietti e soprattutto tante persone si sono ritrovate nella mattinata in cui l’aula Giulio Cesare aveva fissato la seduta per discutere il pacchetto di delibere urbanistiche dell’assessore Giovanni Caudo.

Per questo, nella concitazione della mattinata, la presidente dell’Assemblea Valeria Baglio ha giustificato la chiusura dell’aula con queste parole: “Si è resa necessaria la disposizione di non far salire i manifestanti per garantire ordine in Aula perchè più volte le sedute sono state bloccate da occupazioni. È evidente che le sedute sono pubbliche, ma è altrettanto necessario garantire l’ordine in Aula e a volte si deve prevedere di evitare tumulti”. La decisione della Baglio è stata contestata dall’opposizione che, alla richiesta del presidente di chiudere le porte alla seduta, hanno occupato i banchi della presidenza al grido di ”Democrazia” e ”Vergogna” con  i consiglieri esporre e sventolare il regolamento d’Aula.

La mattinata è culminata con l’incontro dei sindacalisti Ilvo Sorrentino (Filctem Cgil), Antonio Cozzolino (Flei Cisl) e Giovanni Bellissima (Uiltec) con l’assessore Pucci. I tre stanno valutando la possibilità di una denuncia contro l’azienda per comportamento antisindacale e hanno poi sottolineato la presenza di “una serie di cambiamenti che l’azienda sta mettendo in atto, modifiche organizzative che colpiscono la professionalità dei lavoratori, cambiamenti strutturali che noi condividiamo negli obiettivi ma che vengono attuati con cambi completi di attività senza prendere in considerazione le effettive competenze dei lavoratori nè le esigenze personali, e parliamo di dipendenti con la 104 e con figli a carico”.

I cambiamenti, ha sottolineato il delegato Ghinassi, “coinvolgono anche le attività al cliente e abbiamo seri dubbi sull’efficacia, e poi trasferimenti da società a società del gruppo e immediati rimpiazzi, come una dipendente che è stata spostata da assistente operativo a operatrice del call center e poi sostituita. Atteggiamenti, insomma, che tendono a mettere paura ai lavoratori senza coinvolgerli minimamente nelle scelte, e non ne capiamo il perchè”.

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