Il Comune di Roma trova un tetto per i profughi di Ponte Mammolo

Dopo lo sgombero di due settimane fa e gli accampamenti, ospitate le prime 40 persone

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“Abbiamo iniziato lo smantellamento della tendopoli di Ponte Mammolo – sottolinea Francesca Danese, assessora alle politiche sociali e abitative del Comune di Roma – Una quarantina di migranti e rifugiati, che non avevano voluto tornare in un centro di accoglienza, hanno da ieri notte un vero tetto sotto cui dormire.

Restano le ultime venti persone per le quali già nelle prossime ore dovrebbe essere pronta la soluzione”. Con queste parole l’assessore alle politiche sociali Danese spiega di aver trovato casa ai profughi di Ponte Mammolo. Gli immigrati dopo lo sgombero, l’11 maggio scorso del borghetto di via delle Messi d’Oro, erano finiti per strada, nei parcheggi deserti di periferia, dentro piccole tende piantate accanto ai resti delle loro baracche, spesso abbandonati da tutti. Ed era scoppiata un’ulteriore ondata di indignazione. Per ora è stata trovata una sistemazione a 40 migranti e rifugiati, trasferiti in strutture residenziali a disposizione del Comune di Roma.

Alcuni di loro dovranno essere destinati a strutture ancora da individuare: per questo il minisindaco del Pd del II municipio Giuseppe Gerace che ha fatto sapere che dovrebbero essere destinati  al suo territorio e in particolare alla zona di San Lorenzo, ha annunciato una lettera all’assessora Danese per chiederle una riunione tecnica, e spiegare le difficoltà del quartiere già gravato – secondo Gerace – dalla movida e dunque non in grado di accogliere i rifugiati. Nel pomeriggio, dopo le proteste del quartiere e le forti perplessità espresse all’assessore dal minisindaco, il trasferimento dei migranti è stato sospeso, anche se la Danese ha voluto precisare che “si trattava soltanto di 21 persone”.

Le associazioni di settore che in questi giorni hanno seguito l’emergenza Ponte Mammolo applaudono la Danese, ma solo fino a un certo punto: “E’ positivo che siano state individuate soluzioni abitative per gli stanziali, soprattutto se sono state concordate con loro – spiega il presidente di Medu – Medici per i diritti umani –  Alberto Barbieri. Ma andava fatto prima dello sgombero. Farlo due settimane dopo è un metodo che non funziona: non si può sgombrare e poi trovare una soluzione. E’ un modo di ragionare al contrario che crea problemi. Inoltre, rimane la questione aperta dei migranti in arrivo su cui non vediamo nessuna risposta strategica del comune. Ribadiamo l’estrema necessità di pensare in tempi rapidi a un piano accoglienza”.

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