Ieri lo sport preferito dagli assessori capitolini è stato quello di esorcizzare la manifestazione unitaria di Cgil, Cisl e Uil. Chi l’ha definita una iniziativa di quattro vecchi gatti; chi si è difeso affermando che i sindacati non capiscono gli sforzi di rinnovamento di questa amministrazione; chi, invece, come Ignazio Marino, tetragono, ha liquidato il tutto affermando che Lui (non la Procura) ha ristabilito la legalità nell’Urbe, e, sempre Lui, sta sta rivoluzionando la città anche se per ora non se ne accorge nessuno. Eppure i problemi restano soprattutto con i comunales, tanto che i dipendenti della dell’Anagrafe hanno deciso di scioperare giovedì 28 maggio, bloccando tutti i servizi in via Petroselli mentre i lavoratori andranno a manifestare sotto al Campidoglio.
LE CAUSE DELLO SCIOPERO – Vediamone le ragioni. Intanto perché gli uffici sono sommersi da atti giudiziari e cartelle esattoriali di Equitalia, ma i lavoratori denunciano anche una pessima gestione dell’ufficio da parte della direzione Appalti e Contratti. E ancora «pesanti deficit strutturali tra cui assenza di personale, inidoneità della sede degli uffici, inadeguatezza degli spazi destinati agli archivi, impiego di procedure informatiche di incerta efficacia». E, come se non bastasse, lamentano di lavorare «con inammissibili lacune sotto il profilo della sicurezza e della salubrità dell’ambiente da cui è derivata un’autonoma denuncia per violazione della normativa sulla sicurezza rivolta alla Asl Roma A e alla Direzione territoriale del Lavoro». Lo scrive il Messaggero che riporta un comunicato. «La Casa comunale – si legge – nasce come deposito di atti giudiziari provenienti da diversi enti pubblici (Corte di Appello di Roma, Agenzia delle Entrate, Guardia di Finanza). Dal 2007 si sono aggiunte le cartelle esattoriali di Equitalia e questo ha determinato la crescita esponenziale e incontrollata dei flussi cartacei». Così, dagli uffici dell’Anagrafe, ogni anno transitano più di 670mila atti con un flusso di circa 73mila utenti. Succede allora che i cittadini siano costretti a recarsi, anche più volte per una sola notifica, nell’unica sede di via Petroselli che deve coprire un territorio metropolitano con confini sempre più estesi.
DECENTRAMENTO A PAROLE – Secondo Gianni Carravetta, responsabile Cobas «non è stata mai avviata alcuna iniziativa volta al decentramento del servizio presso le sedi municipali, così come non è mai stata adottata, complice soprattutto Equitalia, nessuna seria misura volta alla riduzione del cartaceo, nonostante la concomitante normativa orientata alla dematerializzazione degli atti e alla informatizzazione dei processi». Insomma, un gap di decentramento politicamente proclamato ma organizzativamente di là da venire.
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