Confermata, e senza tante storie, la nomina del 69enni Francesco Micheli alla direzione generale di Atac. Uomo proveniente dalle banche affianca l’attuale AD della società Danilo Broggi, guarda caso anche lui proveniente dal mondo della finanza. Qualcuno già mugugnava per una scelta che poco aveva a che fare con i trasporti, ma evidentemente l’assessore Guido Improta persegue delle strategie che mirano più a risanare la situazione finanziaria della società di trasporto pubblico che non ad una sua radicale riorganizzazione aziendale e strutturale.
Sia come sia, il quotidiano Il Tempo qualche giorno fa solleva dubbi sulla legittimità della nomina perché non sarebbe compatibile con la legge 95/12 che vieta assunzioni e/o incarichi ai soggetti in quiescenza, ovvero pensionati o pensionabili. Parere suffragato da illustri legali ma soprattutto dall’on. Vincenzo Piso e dal sen. Andrea Augello che ai tempi di Alemanno sul trasporto pubblico romano facevano il bello e cattivo tempo. Ma Improta conferma la nomina di Micheli per lunedì 18 maggio con un contratto di circa 230mila euro lordi annui.
Tuttavia l’assessore si cautela e a sua volta chiede il parere del prof. Angelo Piazza, già ministro della Funzione pubblica, il quale conferma l’eleggibilità di Micheli. Infatti, spiega Improta, la legge tirata in ballo non può trovare applicazione nei confronti di Atac perché le società partecipate non sono comprese tra le pubbliche amministrazioni essendo «soggetti formalmente privati che mantengono una struttura autonoma e distinta rispetto all’organizzazione pubblicistica dell’ente pubblico che ne è socio».
Inoltre Atac «non rientra tra i soggetti compresi nell’elenco che l’Istat redige e aggiorna annualmente… (e) viene redatto proprio al fine di garantire una corretta applicazione di quelle disposizioni in materia di contenimento della spesa statale….» Parere che, per educazione, l’assessore mette a disposizione di Piso e Augello. Chiusa la partita del Dg a via Prenestina continuano invece a circolare le voci di un possibile addio dell’amministratore delegato Danilo Broggi che in Atac ci starebbe solo due giorni per dedicare il resto della settimana ad altri incarichi, non ultimo quello di presidente di Poste Assicura. A ben vedere anche il suo stipendio Atac di ‘appena’ 67 mila euro lordi l’anno (meno di un terzo rispetto a quello di altri dirigenti aziendali) giustifica a malapena un impegno parziale. Broggi merita ben altro.
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