Casa, i movimenti occupano. La protesta tra rabbia e illegalità

Indignata la reazione del presidente di Confcommercio Roma, Rosario Cerra: «L'occupazione abusiva del Centro direzionale di Piazza dei Navigatori è una vergogna»

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I movimenti per il diritto (dicono) all’abitare stanno lottando contro il malaffare, gli alloggi vuoti, gli sfratti, i pignoramenti e gli sgomberi. Ma soprattutto contro la rendita e i grandi costruttori che hanno realizzato migliaia di alloggi rimasti invenduti. Così questa volta se la prendono con il palazzo a vetri di via Cristoforo Colombo, angolo via di Tormarancia parzialmente occupato da Confcommercio e circondato da strutture in rovina, secondo loro.

L’OCCUPAZIONE – Così per non saper nè leggere nè scrivere ti occupano gli uffici con dentro tanto di impiegati fatti urgentemente sgomberare. La situazione che si è venuta a creare ce la descrive il presidente di Confcommercio Roma, Rosario Cerra che non trattiene l’indignazione e sbotta «l’occupazione abusiva del Centro direzionale di Piazza dei Navigatori è una vergogna. In questo palazzo c’è la nostra sede centrale e i dipendenti della nostra associazione, oltre cinquanta persone, che hanno dovuto abbandonare in fretta i propri uffici e i compiti a cui stavano lavorando nella concitazione generale, senza sapere cosa sarebbe successo da lì a breve e soprattutto senza conoscere quando sarà possibile poter tornare in sede». Fatto sta che in pochi minuti circa mille persone hanno preso possesso dello stabile, mettendo i lucchetti alle uscite e costringendo i lavoratori anche a chiedere il permesso per andarsene  «Mi auguro – invoca Cerra – che le Forze dell’ordine intervengano al più presto per mettere fine a questa follia».

IL NODO – E qui si pone un problema molto serio perché se manifestare è lecito occupare molto meno, soprattutto quando si tratta di strutture adibite a regolari servizi o a normali attività. La qual cosa, checchè ne pensi Sinistra e Libertà da sempre sollecitamente premurosa verso i sedicenti movimenti, anche queste occupazioni rientrano nella illegalità che il sindaco e la sua Giunta si affannano a proclamare (giustamente) come priorità assoluta per una città che cade a pezzi. Un problema di ordine pubblico, si affannerà a dire qualche solerte ingenuo, che scarica sulle forze dell’ordine la responsabilità di sgomberare gli occupanti, possibilmente senza manganellate e magari accompagnandoli a prendersi un cappuccino visto che è da questa mattina che fanno casino. A nostro modesto avviso la legalità è unica e sancita dai codici quindi è ora che il Campidoglio si svegli e stigmatizzi davvero queste forme di protesta che ormai dilagano impunite. Non solo, ma precostituiscono condizioni di fatto che attribuiscono una sorta di diritto agli occupanti che rappresentano spesso sono un coacervo di personaggi ed interessi che poco hanno a che fare con la rivendicazione del diritto alla casa. Okkupanti che evocano la celebre “tribù dei nun pagà”  che nei sanguinosi anni 70 invitava all’esproprio proletario di ogni forma di proprietà borghese. Semmai sia il Campidoglio stesso a censire gli immobili o gli spazi ‘degni’ di essere occupati per evitare gazzarre al limite dell’abuso e garantire quel minimo di socializzazione che in una città, sempre più ignorante ed egoista, abbia un minimo di utilità per la collettività. Senza timore dei reazionari di turno, e non siamo certo noi, che invocano l’esclusione di associazioni, residuali sedi di partito, organizzazioni senza fine lucro, circoli vari che pure dai tempi di Rutelli, costituivano il tessuto connettivo di un disagio che altrimenti lascia spazio alla irresponsabilità degli esagitati. Perché essere ‘de sinistra’ non significa venir meno a quelle regole delle quali Marino ed i suoi hanno fatto una sorta di pecetta per dimostrare che loro sono diversi, mentre prima, tutti o quasi (estremizzando), rubavano o erano corrotti e nella migliore delle ipotesi solo degli incapaci. Se poi Sel e il suo capogruppo Peciola leveranno alti lamenti, pazienza. Perché Ignazio (oggi negli amati Usa) è veramente un duro lo dimostri perché “è proprio quando il gioco si fa duro che i duri cominciano a giocare”.

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