Comune di Roma, sul commissariamento si deciderà a fine luglio

Campidoglio nella bufera tra attacchi del centrodestra e risposte di giunta e sindaco Marino

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Commissariamento sì o no? Il sindaco di Roma capitale Ignazio Marino è nella bufera in queste ore, ma combatte la sua battaglia sostenuto dal presidente del Consiglio Matteo Renzi che ha definito lui e il presidente della Regione Zingaretti “baluardi di legalità” sul territorio. Marino non sembra avere alcuna intenzione di andarsene e ha difeso con i denti la sua giunta e il suo operato, ribadendo il suo ruolo attivo nello svelamento della situazione attuale. Ma se l’ipotesi di dimissioni appare poco probabile il vero nodo irrisolto e sul quale bisognerà pazientare  fino a fine luglio è quello del possibile scioglimento del Comune di Roma e del conseguente commissariamento.

Un’ipotesi sulla quale è stato più volte incalzato nelle ultime ventiquattro ore il prefetto di Roma Franco Gabrielli e sulla quale ha risposto ai cronisti senza esitazioni che la decisione arriverà a fine luglio, spiegando anche la procedura: “Il mio predecessore – ha detto Gabrielli venerdì mattina a una radio romana – a seguito dell’ordinanza di custodia cautelare, e di una evidente ipotesi di infiltrazioni del Consiglio comunale” della prima parte di Mafia Capitale, “attivò la procedura attraverso la costituzione di una commissione di accesso che aveva 3 mesi di tempo. Poi questi tre mesi sono stati prorogati dal 15 di marzo al 15 giugno, termine che la commissione anche in conseguenza di questa ulteriore e corposa appendice si prenderà tutto. Ad oggi il prefetto di Roma non conosce gli esiti di questa attività perchè la commissione entro il 15 dovrà produrre una relazione, peraltro so che è corposissima, sull’attività che non sarà un’attività di esegesi dei provvedimenti giudiziari, ma sarà anche tra le altre cose invasiva rispetto agli ambiti delle amministrazioni che sono state toccate da questa vicenda e in particolare il Comune e i Municipi”.
“All’esito di questa attività- ha spiegato sempre Gabrielli – il prefetto avrà 45 giorni di tempo”, durante cui “formulerà la sua valutazione anche sentito il Comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica” che “sarà allargato al procuratore”. “All’esito di questa vicenda- ha aggiunto Gabrielli- il ministro dell’Interno farà una sua ulteriore istruttoria, e qualora dovesse ritenere che il Comune di Roma è stato infiltrato e quindi ritenesse che possa e debba essere sciolto, produrrà la proposta al Cdm che nel nostro Paese è l’organo che procede allo scioglimento dei consigli comunali”.

Gabrielli si prenderà quindi i 45 giorni di tempo previsti dalla legge per valutare una relazione che sembra abbia già superato le 700 pagine di lunghezza. Intanto però nei palazzi della politica infuria il dibattito tra chi vedrebbe bene il comune commissariato e chi è contrario. Se è stato proprio il sindaco Ignazio Marino a dichiarare sè e la sua giunta come un “argine” alla dilagante illegalità, dal centrodestra si chiede il commissariamento: “Si impone un immediato commissatiamento di Regione e Comune perchè, stando così le cose, non è garantito un quadro minimo di legalita”. Omissioni o inerzie sarebbero una colpa grave.

Così come appaiono veramente patetiche le argomentazioni di alcuni esponenti del Pd che si arrampicano vanamente sugli specchi” ha detto l’esponente di Forza Italia Maurizio Gasparri, mentre per Fratelli d’Italia Fabio Rampelli, maggiorente di Giorgia Meloni (che ha querelato il sindaco Marino per le dichiarazioni rilasciate sui giornali di venerdì mattina) dice: “Marino si dimetta, il Pd dimostri responsabilità ed eviti a Roma l’onta del commissariamento per mafia nell’anno del Giubileo e dell’Expo sull’eccellenza agroalimentare italiana”.

Ma la giunta fa quadrato attorno al sindaco e per gli esponenti dell’esecutivo in carica nessuna dimissione è all’orizzonte, mentre l’assessore ai lavori pubblici Maurizio Pucci commenta: “L’ipotesi di dimissioni del sindaco e conseguente commissariamento del Campidoglio “non è pensabile, a meno che altri non decidano altrimenti, e sarebbe paradossale il commissariamento di una città quando proprio chi la governa ha contribuito in modo decisivo a far uscire il malaffare dal Campidoglio”.

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