A pochi giorni dall’esplosione della seconda fase di Mafia Capitale, che con decine di arresti e indagati sta coinvolgendo Campidoglio e Regione Lazio, Nicola Zingaretti torna nell’aula del consiglio regionale sulle vicende che martedì hanno portato alle dimissioni di Marco Vincenzi. Zingaretti ha aperto il suo discorso parlando di una “vera e propria mutazione genetica della politica” e di un “quadro corruttivo drammatico e forse di proporzioni mai viste”. Subito ha ringraziato gli operatori dello Stato e il procuratore Pignatone, ricordando che la Regione Lazio si farà parte civile nel processo che inizierà in autunno.
Il suo giudizio su Mafia Capitale è netto: “Il fatto più sconvolgente – ha affermato – è l’emergere di una situazione di incredibile e rischioso degrado morale, intreccio di relazioni che ha minato trasparenza e legalità degli atti amministrativi” e ha avvertito “guai a dare lettura riduzionista di quanto sta emergendo, come fosse un fatto improvviso”. Secondo Zingaretti era “chiaro l’affermarsi di una vera e propria mutazione genetica, troppo ambigua nella gestione del potere come opportunità di carriere e potere personale”. Un cambiamento che fa emergere esclusivamente il singolo e crea un sistema che si alimenta “attraverso il massacro delle finanze pubbliche a danno dei cittadini”. Zingaretti punta il dito contro il declino etico di una società, romana ma non solo, che vede uniti mondi diversi.
Una realtà che però, per il politico che ha fatto suo lo slogan “cambiamo tutto” non può fermarsi a quanto stanno mostrando in questi giorni le cronache. Davanti all’aula della Pisana Zingaretti non nasconde che, “se non fosse esplosa l’inchiesta alcuni degli obiettivi criminali sarebbero andati a buon fine” e ricorda uno per uno, per nome e accuse rivolte, tutte le figure della Regione Lazio coinvolte nell’inchiesta di Mafia Capitale e quelle, come l’ex capogruppo Vincenzi, che non hanno avuto alcuna imputazione. Rivendica però la assoluta pulizia della sua squadra di governo e tutto quanto di buono è stato fatto per accrescere legalità e trasparenza da due anni a questa parte nella istituzione regionale, partendo da un presupposto: “Politica è anche voglia di riscatto e di partecipare. Nei partiti non tutti sono uguali: guai a mettere tutti nello stesso sacco, in un polverone che rischia di gettare nel fango anche persone per bene”.
“A noi – spiega Zingaretti – non appartiene il compito di sostituirci alla magistratura, ma di dare insieme una risposta fortissima, radicale e sincera a questa situazione”. Zingaretti si schiera per la massima legalità delle istituzioni, annunciando “l’allargamento dei membri dell’osservatorio legalità a un rappresentante della direzione investigativa antimafia”.
Della sua azione di governo ricorda il riordino delle società partecipate e sottolinea come oggi la Regione Lazio sia in una fase cruciale per crescere in trasparenza: dall’uscita ormai prossima dal commissariamento sanitario, agli sforzi in corso per gli investimenti in infrastrutture e l’efficiente utilizzo dei fondi europei. E nel corso della sua relazione ha lanciato il decalogo delle cose fatte finora: dalla regolamentazione dei pagamenti in ordine cronologico alla rotazione dei direttori; dalla rotazione nel procedimento delle gare alla fatturazione elettronica; dall’albo fornitori elettronico al protocollo di collaborazione e vigilanza con Anac sulle gare di appalto; dalla centrale unica agli open data fino alle commissioni composte da figure di eccellenza.
Quanto alle presunte vicende che hanno portato alle dimissioni di Marco Vincenzi Zingaretti ha sottolineato che al momento “non risultano alla Regione emendamenti o provvedimenti di spesa verso i municipi”. Sul versante dell’affidamento del servizio Cup di prenotazione delle visite mediche, il presidente ha poi spiegato “rivendico la scelta: una gara pubblica per un servizio che per troppo tempo era stato gestito in regime di proroga”. Infine la difesa di tutto il consiglio, maggioranza e opposizione: “La Corte dei Conti ha chiesto chiarimenti sulle ragioni della proroga: vista la gravità dell’accusa mi sento di escludere che si siano stipulati accordi tra maggioranza e opposizione”.
Dunque il futuro: per Zingaretti è prioritario aumentare la semplificazione, ad esempio pubblicando “entro luglio una bozza del protocollo per la legalità sui lavori pubblici” dell’osservatorio regionale da proporre ad associazioni e imprese del Lazio e portare poi in discussione nelle commissioni. La Regione sosterrà anche i comuni che chiedono aiuto contro le mafie con un “seminario contro le mafie” per 1000 amministratori pubblici: “la trasparenza nelle scelte e negli atti amministrativi è l’unico modo per essere fieri sostenitori dell’attività giudiziara e contro il giustizialismo” ha concluso il presidente Zingaretti.
Subito dopo sono iniziate le repliche dell’opposizione, prima tra tutte quella dell’ex presidente Francesco Storace che ha criticato la relazione del presidente, parlando di una “difesa a testuggine della istituzione”. Poi ha attaccato: “Vorrei capire cosa succede da qui in avanti: se lei continua su questa linea secondo me dobbiamo prepararci a tornare a votare”. E ancora: “Perché lei deve rimanere al suo posto visto quello che ci ha raccontato?” “Ho notato l’enorme superficialità degli atteggiamenti di fronte al fiume di denaro che circolava. Che esempio diamo alle giovani generazioni?” E ha sottolineato l’assenza del suo nome da ogni atto dell’inchiesta proseguendo in una appassionata contestazione politica.
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