Atac allo sbando, Giubileo alle porte

L'Istat certifica l'insufficienza dei mezzi e della rete di trasporto

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Spesso quello che viene definito il senso comune diffuso ci azzecca a dispetto dei mirabolanti comunicati degli assessori che ci annunciano risultati che, alla fine della fiera, sono solo generici impegni. E il caso più eclatante, riportato oggi anche dagli altri giornali, riguarda l’Atac, l’azienda che nel tempo ha accumulato un miliardo di debiti.

I DATI ISTAT – A certificare ciò che noi utenti avvertiamo quotidianamente sulla nostra pelle, questa volta è l’Istat. L’istituto ufficiale di statistica fa un rapporto fra l’azienda capitolina dei trasporti e altre municipalizzate, dal quale risulta che, dal 2008 a oggi, la proporzione tra posti per chilometro e abitante sui nostri bus è scesa da 5.500 a meno di 4.500, mentre sui tram il rapporto è sceso da 438 a 330. Qualcosa migliora per la metro ma, se l’ATM di Milano offre oltre 13mila posti/chilometro per abitante, Roma arriva sì e no a 8mila, di cui il 60% coperto dai bus. Una delle ragioni è che il parco macchine oltre a essere limitato, da tre anni a questa parte va calando per cui nella Capitale ogni 100mila abitanti si contano 94 autobus (125 a Milano), 20 vetture di metropolitana, 6 tram, 1 filobus. Inoltre La rete degli autobus, recentemente “riorganizzata” (tagliata) nelle periferie, in rapporto alla superficie della città è proprio scesa tanto che si registrano 300 chilometri di linee ogni 100 chilometri quadrati. Il che vuol dire che vaste aree restano prive dei servizi di trasporto. Inoltre la la densità delle fermate misura l’accessibilità ai servizi, così se Roma è sotto le 20 fermate per chilometro quadrato, Milano e Torino ne hanno circa 30, Napoli e Firenze superano addirittura le 50. Questo vuol dire che la città si sviluppa e cresce ma la rete dei suoi trasporti di superficie resta invariata.

UN’AZIENDA “SCASSATA” – Ma Atac risulta un’azienda “scassata” con mezzi “scassati” perché su un parco di 2271 vetture, di cui 2028 bus, 165 tram e 26 filobus, circa il 32% resta fermo per guasti o altri motivi. Presso il deposito di Acilia è ferma la metà dei bus a disposizione (70 su 165), a Porta Maggiore 85 su 160, a Trastevere sette su dieci, a Montesacro otto su dieci. Mezzi logorati per i chilometri percorsi dalle vetture negli ultimi tre anni sono scesi del 10% con un consumo di carburante in crescita. Il caso Roma Tpl, consorzio privato che gestisce il 20% del trasporto nelle zone periferiche, è eclatante. Infatti con una flotta di 450 bus deve garantire 28,5 milioni di chilometri l’anno, ma nel frattempo il personale è in regime di solidarietà e le ore di lavoro hanno subìto un taglio del 16%.

UN SERVIZIO IN PEGGIORAMENTO – Il servizio di trasporto pubblico così peggiora di anno in anno e i romani usano sempre meno i mezzi pubblici: cinque anni fa la media era i 568 passeggeri per abitante, oggi è di 436 e il trend non accenna a migliorare aggravando un traffico privato che ormai raggiunge livelli parossistici. Negli ultimi due anni un romano su quattro ha rinunciato a prendere bus e tram, nonostante la metro C che per ammissione dello stesso assessore Improta, registra un sottoutilizzo da paura che l’apertura della stazione di piazza Lodi risolverà solo parzialmente. Siccome il peggioramento si verifica in questi due anni nonostante Atac abbia sbloccato i fondi della Regione che la Polverini non si era nemmeno sognata di fare, nonostante la costosissima metro C sia stata aperta con gran cancan di sindaco e ministro, resta da escludere (almeno per ora) che anche in questo caso la colpa sia di “Mafia Capitale”. E allora, con queste allegre prospettive, ci avviamo al Giubileo in occasione del quale i romani non saranno più soli a condividere attese snervanti e disagi impensabili, ma si troveranno finalmente in buona compagnia con milioni di pellegrini. Amen.

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