Mafia Capitale, Pignatone: “Per Buzzi affari d’oro con Alemanno, con Marino presenza pesante”

Il procuratore capo di Roma ha parlato in audizione davanti alla commissione parlamentare antimafia

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Mercoledì il procuratore capo Giuseppe Pignatone si è presentato in audizione davanti alla commissione parlamentare antimafia. Dopo aver affermato che a Roma ci sono più organizzazioni mafiose che coesistono e evitano scontri per fare i loro affari è entrato nel vivo della vicenda di “mafia capitale”: «Non siamo in presenza di una associazione mafiosa tradizionale – ha osservato – ma la Cassazione ha confermato il metodo mafioso, ovvero la forza intimidatrice e corruttiva» perché la forza dell’associazione aumenta se può contare su amministratori. Certo, prosegue il procuratore capo «Roma non è Palermo, Reggio o Napoli. E’ troppo grande e complessa per essere controllata da una sola organizzazione mafiosa» tuttavia  un ruolo centrale in Mafia Capitale lo hanno avuto alcune cooperative.

Anzi, a proposito di cooperative Pignatone invita a fare una riflessione «sul ruolo che svolgono anche da quello che emerge dalle indagini di Mafia capitale». Forse, ha aggiunto ci sarebbe da chiedersi «se le agevolazioni di cui godono» in un contesto di «generale simpatia perché c’è una grandissima parte fatta da persone perbene» finisca per provocare controlli meno penetranti. Il Procuratore ha poi spiegato le differenze dei rapporti di Buzzi e soci con la giunta Alemanno e con quella successiva di Marino: «L’organizzazione criminale si rapporta in modo diverso con le due giunte: con Alemanno, anch’egli indagato, si registra l’esplosione del fatturato delle cooperative di Buzzi, con l’amministrazione successiva i contatti a livelli alti non ci sono più, però non c’è dubbio che rimane la presenza pesante di Buzzi e del mondo delle cooperative». Con la nuova amministrazione – ha continuato – «i rapporti sono diversi, ma tutto sommato Carminati e Buzzi erano tranquilli sull’esito delle elezioni, vantavano di avere candidati amici in entrambi gli schieramenti».

Parlando della lettera di Buzzi al Papa (e non solo) secondo Pignatone emerge «una linea difensiva che non è nemmeno una novità in questo tipo di processi, che è quella di dire che innanzitutto la mafia non esiste e se esiste non c’ero.» Secondariamente Buzzi scrive di un sistema «corruttivo diffuso» del quale anche lui è stato vittima. Quindi, essendo costretto a pagare allontanerebbe da sè l’ipotesi del 416 bis per associazione mafiosa, una linea, secondo Pignatone, che sarà il fulcro della difesa di Buzzi. Il riferimento alla sostanziale discontinuità fra l’amministrazione Alemanno e quella Marino non deve aver soddisfatto il Sindaco il quale in una lunga nota stampa, pur apprezzando le parole di Pignatone, precisa: «Se infatti negli anni di Alemanno gli affari delle cooperative di Buzzi e Carminati hanno raggiunto il loro apice, e le stesse organizzazioni criminali hanno potuto piazzare degli “amici” ai vertici delle aziende comunali, tutto questo con la nuova giunta insediata nel giugno del 2013 non è avvenuto.»

Perché «con Alemanno, anch’egli indagato, si registra l’esplosione del fatturato delle cooperative di Buzzi, con l’amministrazione successiva i contatti a livelli alti non ci sono più». A parte ovviamente i contributi elettorali elargiti anche allo stesso Marino, secondo il sindaco «questa rete (criminosa ndr) non ha mai toccato né la mia persona né l’azione della giunta nel suo complesso.» Affermazione discutibile quando sono stati coinvolti pesantemente nell’indagine un suo assessore e alcuni consiglieri di maggioranza. Una linea non richiesta quella del sindaco che potrebbe evocare il timore di futuri arresti ancora nella sua maggioranza.

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