«La prossima settimana consegnerò la relazione al ministro Alfano» così ha riferito prefetto di Roma, Franco Gabrielli, a margine di un incontro pubblico in Municipio VI (vedi link nostro articolo). Ma niente paura perché l’assessore alla legalità Alfonso Sabella che non perde occasione per rimarcare la sua competenza di magistrato, annuncia «sul piano strettamente tecnico non credo ci siano le condizioni per sciogliere il Comune di Roma per mafia» aggiungendo che dalla relazione del prefetto si attende «una grossa critica alla macchina amministrativa di Roma».
Che a ben vedere colpevolizza l’inetta burocrazia capitolina piena di difetti ancestrali, ma che in qualche modo assolve la politica, naturalmente quella “buona” del sindaco Ignazio Marino. Tutti tranquilli, se non fosse che è lo stesso Prefetto a raccontare che nella relazione «c’è tanta di quella roba da fare emergere il degrado di questa città. Ma nulla in particolare mi ha sorpreso rispetto a quello che era stato riportato sui giornali» che diventano così fonte autorevole di verità.
Ma è proprio a questo punto che il Pisano Gabrielli sfugge la salace battuta e dice «io sono arrivato qui il 3 aprile del 2015 e non del 2002, dove erano tutti gli altri in questi anni? Il vero aspetto avvilente e amareggiante di questa vicenda è che tutti si stanno erigendo a censori, giudici e professori però questa è una città che ha vissuto anni in cui le inchieste giudiziarie hanno dimostrato che tutta questa correttezza non c’era». Vero, se non fosse che con questa battuta il Prefetto tira in ballo non solo Gianni Alemanno, come ormai ripete Marino con il suo reiterato mantra, ma quasi 20 anni di amministrazioni di sinistra con Rutelli e Veltroni.
La cosa non deve essere sfuggita a qualcuno se poco dopo con un comunicato Gabrielli correggeva il tiro affermando «di fronte a segnalazioni da parte dei rappresentanti delle associazioni, dei comitati, del Consiglio del Municipio VI su problemi che risalgono anche a oltre 20 anni fa, ho voluto ricordare a tutti come non esistono formule magiche. Bisogna lavorare con metodo, per trovare le più adeguate soluzioni a problemi emersi da poco così come a quelli risalenti addirittura agli anni Novanta, se non prima, problemi che ancora oggi mi sono stati rappresentati.» Insomma lui si riferiva solo a quanto emerso durante l’incontro al sesto municipio, ma non sfugge che la sua prima affermazione corrisponda a verità.
Resta da chiarire come mai in due anni di amministrazione, l’attuale sindaco si sia accorto di tali guasti antichi solo quando la Procura ha fatto scattare le manette dopo una indagine aperta nel 2012. Detto questo il popolo spoliticizzato, qualunquista, deluso e assenteista potrebbe anche concludere con un fragoroso “todos caballeros” oppure seppellire tutta la classe politica romana con un’amara risata come auspicava l’anarchico dell’800 Mikhail Bakunin per i padroni del vapore di allora.
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