Mentre l’assessore ai trasporti Guido Improta tace sulla disastrosa situazione estiva del trasporto pubblico capitolino (e prepara le valigie un giorno si e l’altro pure) il sindaco Marino, come suo costume, occupa tutti gli spazi possibili e dilaga con comunicati, interviste e comparsate televisive. Come se le sue chiacchiere o addirittura la sua sola salvifica immagine, potesse placare i romani alle prese con l’evidente degrado della città, ovviamente per sola colpa di ‘mafia capitale’. Meglio sarebbe un operoso silenzio anche per non passare da quel 23% di romani che ancora sostengono pervicacemente Marino, al 13% nell’arco di qualche giorno.
A ben vedere il problema non è solo quello della metropolitana, ma anche quello dei bus di superficie che un pò per il caldo, un pò perché bloccati in rimessa al 30% per la vetustà dei mezzi e l’assenza di manutenzione, fanno saltare come i birilli le corse, come di persona potremmo documentare. Che la situazione di Atac potesse arrivare al collasso nonostante la nomina del nuovo direttore generale Micheli che viene dalle banche e di trasporti ne sa ben poco come il suo amministratore delegato Broggi, era prevedibile. Risultano quindi degne della trasmissione “Scherzi a parte” le dichiarazioni di un deputato del Pd il quale mentre chiede addirittura l’intervento del prefetto Gabrielli (invocato ormai un pò da tutti e per ogni cosa, come la madonna del Divino Amore) apprezza «l’intervento video del sindaco» che quantomeno dimostra che «dopo giorni di ritardi, lamentele e disagi, dal Campidoglio hanno preso finalmente in considerazione le sofferenze di romani e visitatori.»
Poi, mentre i romani soffrono (e pregano per arrivare a casa o in ufficio, “mission impossible” anche in macchina data la quotidiana paralisi del traffico) l’onorevole Anzaldi, questo il nome, propone la precettazione dei macchinisti riottosi, giusto per placare le acque. E non pago di questa risolutiva affermazione propone ancora «l’eventuale richiamo di macchinisti in ferie» e «la ricerca di sostituti dai comuni vicini o da altre amministrazioni» Magari dal Cotral o da Schiaffini che giganteggia nella provincia sud di Roma. Siccome il Pd di Renzi è decisionista come d’altronde il suo sindaco di Roma, l’on Michele Anzaldi chiede infine l’intervento delle forze dell’ordine (magari in assetto anti-sommossa) «per garantire il ripristino già da stasera delle condizioni di sicurezza e di corretta fruibilità della metropolitana di Roma».
Nè vale osservare che Atac, su 12.000 dipendenti, ha la bellezza di 63 dirigenti e decine di quadri che qualche responsabilità dovrebbero pur avercela. Se tanto ci da tanto, con l’affluenza dei pellegrini per il Giubileo la macchina del Tpl dovrebbe saltar per aria definitivamente nonostante alcune centinaia di bus nuovi che dovranno sostituire quelli che da almeno 7 anni continuano a circolare. Per le metropolitane la questione è un’altra, perché la linea B ha bisogno di interventi radicali, la C, che si ferma a poca distanza da piazzale Lodi, è monca almeno sino a quando arriverà a san Giovanni e la metro A, ogni paio d’anni, ha bisogno di quella manutenzione che per il momento fa terminare le corse alle 9,30.
Per non parlare della Roma/Lido che per recente ammissione dello stesso sindaco fa schifo, mentre il suo assessore Improta ha fatto di tutto per mettere il bastone fra le ruote a quel project financing dei francesi, voluto dalla Regione, che ristrutturerebbe e riammodernerebbe la linea. E’ chiaro che nella baraonda generale si levino le voci dei radical/liberisti come il consigliere Magi che invoca la privatizzazione della azienda come se fosse una operazione ‘cotta e magnata’. Questo il sindaco sceriffo non lo potrà mai fare, sempre a cavallo fra impotente decisionismo e loquace demagogia, forte della incontaminata purezza che ‘mafia capitale’ gli ha attribuito.
E’ ormai noto che la tariffa di viaggio Atac è almeno la metà di quella delle capitali europee, e comunque anche se la dovesse aumentare ben poco influirebbe sui bilanci di una società che viaggia con un miliardo di debiti ed una perdita annua di decine di milioni. Del piano industriale di Atac se ne parla dall’estate del 2013 (ma ogni due anni qualcuno lo presenta). Se per piano industriale si intende solo il taglio delle linee bus periferiche e l’eliminazione di altre, l’arrivo di 300 invisibili ‘verificatori’ o la pervicace insistenza del sindaco verso il completamento della ipercostosa linea C verso una meta ancora sconosciuta, beh, allora ci sarebbero tutte le condizioni perché qualcuno si dimettesse veramente e per sempre.
[form_mailup5q lista=”campidoglio”]