C’eravamo sbagliati. Il segretario generale del Comune di Roma non ricorrerà alle sedi giudiziarie competenti, ma si è dimesso ‘spontaneamente’ dopo la relazione del prefetto Gabrielli sulle conseguenze di “Mafia capitale” sui meccanismi che presiedono al funzionamento della macchina amministrativa. Anzi, nella serata di ieri sera il sindaco comunicava che «per il bene della corretta amministrazione di Roma Capitale si addiverrà ad una soluzione condivisa che prevede la risoluzione consensuale». Non solo, ma nel corso del decisivo colloquio il sindaco «ha cercato di far recedere il Segretario dalla sua determinazione, ma ha poi preso atto della sua ferma volontà per evitare di continuare a lavorare in un clima di delegittimazione della funzione».
IN CARICA DAL 2008 – Immaginiamo la scena di Ignazio che tenta di trattenere Liborio per la manica della giacca, ma lui strattona e se ne va riservandosi di passare a ritirare la liquidazione che dopo quasi 7 anni di onorato servizio, non sarà certo irrilevante considerando che lo stipendio del segretario e direttore generale superava i 230mila euro lordi. Già perché Iudicello fu nominato da Gianni Alemanno nel settembre del 2008 poco dopo la folgorante vittoria della destra e ha fatto in tempo a collaborare con Marino sino ad oggi. Anche a spulciare compulsivamente le intercettazioni del ROS, il nome del segretario generale appare di rado se non per la sua funzione certificatrice di decisioni che la politica aveva preso, ma in ogni caso consapevole dei debiti fuori bilancio verso le coop sociali, degli affidamenti diretti alle stesse e di quanto alla fine ha rappresentato oggetto di indagini della procura per mafia. In verità dal rapporto ‘riservato’, ma di cui la stampa è già ampiamente informata, le teste che finiranno per cadere non saranno poi molte, al limite quelle dei funzionari già inquisiti, agli arresti o coinvolti nelle indagini. I bene informati scrivono di 15 persone mentre sfumerebbe l’ipotesi di sciogliere il VI municipio e quello di Ostia già ‘saldamente’ presidiato dal magistrato e assessore alla legalità Alfonso Sabella.
LA MONTAGNA E IL TOPOLINO – Un topolino partorito dalla montagna di comportamenti correttivi che vanno al di là anche delle indagini di Pignatone. Sorge a questo punto il dubbio che a risanare il governo di questa città non bastino gli arresti, le indagini e quant’altro che verrà, non dimentichiamolo, confermato in giudizio nel corso dei processi, ma debba venir avviato un minimo, e sottolineiamo il minimo, di rigenerazione morale come dovrebbe avvenire non solo a Roma ma in tutto il Paese. Che Marino sia in grado di affrontare questo processo di fronte ad una città prostrata e con scadenze quali il Giubileo, è tutto da verificare tanto più che l’implicita accusa che gli viene rivolta dal rapporto prefettizio ‘riservato’ è proprio quella di non aver inciso su questi meccanismi corruttivi che si configurano ormai nel 416 bis per mafia.
RIMOZIONE DEI FUNZIONARI – Per cui la palla potrebbe passare proprio al Prefetto per la rimozione dei funzionari coinvolti e il commissariamento di fatto del Campidoglio per il Giubileo. Parlare di un anno di tempo, di due o anche di tre allo stato dei fatti risulta alquanto avventato per il seguente ordine di motivi. In primo luogo per l’imminente rimpasto conseguente alle dimissioni dell’assessore Improta e a quelle paventate dell’assessore al bilancio Silvia Scozzese, la cui sostituzione non sarà più nelle mani del Pd e della maggioranza con il solito teatrino degli accordi sottobanco, perché la danza verrà condotta direttamente dal Governo di cui anche il commissario del Pd Matteo Orfini risulta essere la pedina, grazie alla delega che Renzi gli ha conferito.
PARALISI AMMINISTRATIVA – C’è poi l’oggettiva paralisi della macchina amministrativa coperta nella sua generalità di infamia da parte dei media, che oggi è sostanzialmente paralizzata soprattutto nelle sue direzioni di dipartimento giù giù per li rami delle responsabilità amministrative. E ancora, a nostro avviso, permane un problema di bilancio che la Scozzese ha risolto anticipando in un solo anno i tagli imposti dal “Salva Roma”, ma che potrebbe ripresentarsi il prossimo anno. Ad esempio, se non si risolve il problema finanziario delle municipalizzate (Atac in primis) che peraltro sino ad oggi rimangono tutte in piedi nonostante i minacciati tagli. Infine l’assenza della politica romana, nel bailamme di questa situazione, che non sembra più in grado di esprimere figure di alto profilo grazie anche alla pervicacia di Marino nel sostenere le responsabilità dei guasti attuali da ricondursi anche alle amministrazioni che hanno preceduto Alemanno. Nè la ricerca di manager esterni alla realtà capitolina ha dato sino ad ora i frutti sperati.
UNA SCELTA POLITICA – In conclusione, lo scioglimento del Comune per mafia avrebbe avuto effetti devastanti anche a livello internazionale e questa volta, volenti o nolenti, la scelta del prefetto, probabilmente del Ministro dell’Interno e del Governo, assume una spiccata valenza politica. Ma non è detto che l’ingarbugliata e pericolosa situazione che si è venuta a determinare non preluda ad altri scossoni ed a un taglio di quel nodo gordiano che la Capitale rappresenta ormai per tutto il Paese.
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