Roma, i camion bar dei Tredicine salutano Fori e Colosseo

Spostati ventidue stalli situati tra l’area archeologica centrale e piazza Venezia

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Ci siamo. È l’ora dell’addio. Dopo anni, anzi decenni, di protagonismo assoluto nelle foto ricordo di milioni turisti che neanche Gabriele Paolini e i suoi sodali, i camion bar della capitale fanno le valigie, salutano e se ne vanno. Da oggi il Colosseo, via dei Fori Imperiali, il Pantheon e piazza di Spagna si sentiranno un po’ più soli in quegli scatti. O forse no.

LA STORIA DEI CAMION BAR – Intendiamoci, ad essere spostati sono stati solamente i ventidue stalli situati tra l’area archeologica centrale e piazza Venezia. Tutte le altre zone, San Pietro, Castel Sant’Angelo, il Pincio, il Gianicolo, Fontana di Trevi e via dicendo, rimangono invece in buona compagnia. Ma per la città si tratta comunque di una clamorosa novità. Quei camioncini, sopravvissuti indenni alle giunte di Carraro, Rutelli e Veltroni, erano spuntati come funghi a fine anni Ottanta, autorizzati “in via temporanea” a offrire cibo e bevande in occasione dei mondiali di calcio del 1990. Durante le “Notti magiche” che, sicuramente si rivelarono tali per i proprietari dei furgoncini. Pagando prezzi ridicoli per licenze e tasse di occupazione suolo pubblico, rimasero infatti per venticinque anni in quelle aree altamente remunerative facendo la fortuna dei loro proprietari. E di una famiglia, in particolare. Quella dei Tredicine. Il capostipite Donato, giunto a Roma dall’Abruzzo negli anni Sessanta, aveva iniziato l’attività vendendo caldarroste per strada. Negli anni Ottanta lo raggiunsero nella Capitale cinque dei suoi nove figli: Mario, Elio, Dino, Alfiero ed Emilia. E poco per volta si presero Roma. Licenza dopo licenza. Permesso dopo permesso. Un business da diversi milioni di euro. Secondo stime riportate dal quotidiano Il Tempo, un’area prestigiosa del centro frutterebbe, infatti, anche 20-30 mila euro al mese.

I TEMPI CAMBIANO – Non stupisce dunque che la potente famiglia avesse dichiarato guerra all’amministrazione capitolina, rea di voler intraprendere una battaglia per il decoro intorno ai monumenti di Roma che prevedeva l’allontanamento dei camion bar dalle aree di pregio. L’aria però è cambiata e il 2009, anno in cui la giunta Alemanno approvò un emendamento che agevolava l’occupazione del suolo pubblico per gli ambulanti, sembra ormai lontano anni luce. Quel provvedimento portava la firma di Giordano, giovane rampollo della famiglia Tredicine, allora consigliere comunale e vicecoordinatore regionale di Forza Italia. Oggi l’ex enfant prodige del centrodestra romano è agli arresti domiciliari, travolto dall’inchiesta “Mafia Capitale”; il Tar del Lazio ha bocciato la sospensiva presentata dal patriarca Donato per bloccare la delibera comunale anti camion bar. E il sindaco Marino può salutare come evento epocale ciò che, ahinoi, in altre nazioni è assolutamente normale.

 

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