Alcol a gogo e vu cumprà: il degrado di Roma

Parla Sabrina, Alfonsi, presidente del 1° Municipio, che porta alla luce alcuni problemi della capitale

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Sabrina Alfonsi, la presidente del primo Municipio, non è certo una seguace di Salvini o della Meloni, ma eletta nelle liste del Pd. Tuttavia mette il dito su piaghe ormai evidenti a tutti i cittadini e ai turisti sul degrado che ormai investe tutto il centro della Capitale. Lo fa senza peli sulla lingua e soprattutto senza remore ideologiche, dai microfoni di Radio Cusano Campus, chiedendo al sindaco Ignazio Marino per prima cosa di estendere il divieto di consumo di alcol nelle ore diurne nei tre parchi dell’Esquilino, ovvero Colle Oppio, piazza Vittorio o piazza Dante.

ALCOL A GO GO – Qui ormai c’è una situazione invivibile perché «sono diventati punti di ritrovo di tante comunità, di tante etnie e di tante persone che bevono dalla mattina alla sera e rendono le le zone inutilizzabili per i cittadini». Assembramenti, che ad essere onesti, non sono solo persone di colore, peraltro ipersensibili all’alcol cui non sono abituate, ma fior di cittadini dell’est europa e rumeni che con l’alcol hanno tradizionale dimestichezza. «Servono risposte emergenziali per queste zone – ha aggiunto la Alfonsi – noi politici non dobbiamo essere ipocriti: quando vediamo gli sbarchi a Lampedusa la prima cosa che ci viene in mente è un senso di solidarietà, quando poi rivediamo queste persone vicino ai nostri cassonetti, ai nostri parchi e nelle nostre città o dentro le nostre stazioni si vivono situazioni di rabbia e di attacco». Tanto più che ormai «Roma non riesce più a fare fronte a questo sistema di accoglienza» rischiando «di non accogliere chi arriva e di far vivere i cittadini romani in una situazione insostenibile.»

I VU CUMPRA’ – Poi affronta il problema dell’abusivismo di strada. «I venditori abusivi in Centro – spiega – c’erano prima che venissero allontanati i camion bar. Noi da anni citiamo battendo contro l’occupazione selvaggia o abusiva del suolo pubblico» ma per combattere gli abusivi «bisogna intervenire sulle loro basi locali» Infatti «se interveniamo solo sull’ultimo anello della catena è una lotta impari, anche perché oggi ci sono questi ragazzi nordafricani (ma aggiungeremmo senegalesi, pachistani, del Bangladesh ecc. ndr) alti, grandi e giovani che fuggono dalla disperazione e non hanno alcun timore dei vigili urbani». Inoltre il sistema delle multe è totalmente inutile visto che «molto spesso non sappiamo neanche chi sono, se non hanno un documento è impossibile fargli una multa. «Ora poi sono ancora più agguerriti, perché la merce che devono rivendere la comprano. Dobbiamo puntare a sequestrare loro la merce più che ad allontanarli.» Nella sostanza occorre colpire laddove sono le basi logistiche di tale commercio e per scoprirle, almeno in parte, basterebbe farsi un giretto all’Esquilino fra la stazione e piazza Vittorio per vedere, soprattutto di sera, questi ambulanti abusivi far rifornimento anche a tarda sera presso anonimi magazzini e negozi. Stiamo cercando costantemente di arginare il fenomeno, anche in vista del Giubileo, prosegue la presidente del I Municipio ma «per fare queste operazioni servono tanti mezzi e tanti uomini, altrimenti si rischia di mettere in difficoltà gli uomini senza portare a casa il risultato» tanto che spesso è  il  vigile che ad aver paura del venditore abusivo e non il contrario «soprattutto  (e questa dei nordafricani pare una fissa etnica della Alfonsi ndr) «se il venditore abusivo spesso è un nordafricano alto, giovane e grosso che non ha niente da perdere.» Il fenomeno non riguarda tuttavia solo il decoro urbano perché  abusivismo significa evasione fiscale su merci che provengono non solo dalla Cina o da paesi terzi, ma anche dalla Campania per un traffico talora controllato dalla malavita. Come si evidenzia dalle numerose azioni delle Fiamme Gialle che portano ad ingenti e continui sequestri. Semmai si tratta di coordinare e pianificare  le azioni concentrandole con continuità a scacchiera su strade e piazze dove ormai l’abusivismo la fa, talora minacciosamente, da padrone.

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