Dopo la pre-intesa firmata dieci giorni fa, arriva finalmente anche il tanto atteso accordo tra Atac e sindacati che dovrebbe far cessare lo “sciopero bianco” dei dipendenti dell’azienda di trasporti romana. Una durissima protesta che, in questo torrido mese di luglio, aveva messo letteralmente in ginocchio la Capitale tra attese infinite, ritardi, soppressioni e vagoni sempre più simili a carri bestiame.
LO SCIOPERO BIANCO – Le consuete problematiche della linea ferroviaria Roma-Lido e delle metropolitane A e B, si erano infatti amplificate a dismisura col braccio di ferro tra Atac e i suoi dipendenti. Una “guerra” iniziata il 1 luglio scorso. In quella data l’azienda che gestisce il trasporto pubblico del Comune di Roma aveva rescisso gli accordi sindacali sottoscritti a livello locale dal 1962 a oggi, bloccando una serie di piccole indennità quantificate dal sindacato Faisa Confail in circa 400 euro al mese. Aveva inoltre introdotto l’obbligo, per autisti e macchinisti, di passare il badge a inizio e fine turno e proposto l’aumento dell’orario di lavoro per i conducenti da 700 a 950 ore annue. La dirigenza aziendale intendeva, in questo modo, migliorare il servizio aumentando il controllo sull’attività svolta dai macchinisti e, al contempo, commisurare gli stipendi in base al lavoro svolto, mentre prima il massimo era assegnato indistintamente. La risposta, durissima, dei conducenti era arrivata con il cosiddetto “sciopero bianco”. Non un’astensione vera e propria dal lavoro ma una protesta messa in atto con l’osservazione rigida del regolamento. Si era iniziato, ad esempio, a percorrere i tratti con scarsa visibilità, in metro, alla velocità minima di 15 km/h; le vetture, su gomma e su ferro, che presentavano malfunzionamenti, erano state lasciate in deposito. E, tra rallentamenti continui e diminuzioni dei mezzi a disposizione, le ripercussioni sul servizio di trasporto erano state pesantissime.
LA PRE-INTESA – L’8 luglio, finalmente, era stata trovata una pre-intesa. Atac e le sigle sindacali Filt Cgil, Fit Cisl, Uilt Uil di Roma e del Lazio avevano siglato un patto che prevedeva la riduzione del 35% del monte ore di permessi sindacali, pari a circa 40 persone in più; il ritorno al lavoro a tempo pieno di 150 “attivisti” e il riordino del sistema di rappresentanza. “Dopo ampio e approfondito confronto sulle tematiche oggetto dell’incontro, – avevano spiegato i sindacati – le parti hanno sottoscritto un accordo che considerano l’avvio di un nuovo percorso condiviso finalizzato ad una riorganizzazione complessiva degli assetti della società Atac con il duplice fine di migliorare il servizio offerto e creare le condizioni di efficienza e sicurezza per utenti e lavoratori”. “La condizione che ha reso possibile il raggiungimento dell’intesa è stata la sottoscrizione del contratto di servizio da parte dall’amministrazione capitolina e il mantenimento dell’affidamento in house fino al 2019. Nell’intesa si determinano le condizioni di un incremento della produttività, della stabilizzazione del personale, della salvaguardia dei livelli retributivi e di un sistema premiante”.
IL CALCOLO “ERA” – Tutto risolto, dunque? No, perché nel piano industriale che ripristinava le indennità di quasi 400 euro al mese era prevista l’introduzione del “calcolo Era” sulla produttività che ha letteralmente fatto infuriare i macchinisti. In soldoni, l’aumento salariale, frutto dell’incremento delle ore lavorate, sarebbe influenzato anche dalle assenze per 104 e da altri permessi garantiti dall’Inps. “Non vogliamo essere presi in giro – aveva affermato Alessandro Neri, vicesegretario Faisa Confail –. Le 104 non si toccano e ad un aumento delle ore deve corrispondere un adeguamento certo dello stipendio”. E a dichiarare guerra all’accordo si era aggiunto anche il Sul, sindacato unitario dei lavoratori, per il quale “spacciare questa intesa come la soluzione alle problematiche aziendali è quantomeno esilarante”. Nel frattempo la situazione dei trasporti è diventata, se possibile, ancora più insostenibile, tra trenini della Roma-Lido che passavano con frequenze di 20, 30 o 40 minuti e continui ritardi sulle metro A e B.
L’ACCORDO DEFINITIVO – Oggi, sabato 18 luglio, l’ufficio stampa dell’Atac ha diramato un comunicato stampa. “È stato raggiunto – si legge – l’accordo che declina in termini operativi il quadro di impegni che Azienda e i sindacati Cgil, Cisl, Uil avevano sottoscritto lo scorso 8 luglio. Condivisi, quindi, indirizzi, obiettivi e misure in materia di produttività, salario accessorio e occupazione, in piena coerenza con quanto previsto nel piano industriale”. Tra i punti qualificanti dell’accordo ci sarebbe la decisione di stabilizzare i contratti a termine, “anche per garantire adeguati livelli di servizio cui corrisponderà un miglior bilanciamento quali-quantitativo del personale amministrativo e dirigenziale”. “Inoltre – si legge nella nota –, come già accaduto per il personale amministrativo, anche per il personale di guida e degli altri processi operativi, manutenzione compresa, il salario accessorio verrà collegato alla quantità e alla qualità della prestazione resa”. I nuovi salari accessori, quindi, saranno legati all’effettiva produttività dei lavoratori e non ci saranno più in busta paga i vecchi bonus attribuiti a pioggia a prescindere dal rendimento del dipendente.
GLI ORARI DI LAVORO – Cos’altro cambia? Che dal 1 agosto, per il personale metro ferroviario, e dal 1 ottobre, per il personale adibito al trasporto su gomma, entreranno in vigore nuovi orari. I macchinisti lavoreranno dunque alla guida per 950 ore all’anno (contro le 736 di oggi), avvicinandosi ai livelli di Milano e Napoli, e gli autisti per 6 ore e 20 minuti al giorno, con turni a nastro. Inoltre, le officine funzioneranno ventiquattro ore su ventiquattro, consentendo la manutenzione dei mezzi senza discontinuità.
UNA PAGINA NUOVA – Il presidente di Atac, Roberto Grappelli, si è detto “molto soddisfatto per l’accordo siglato oggi, che segue il solco di un importante rinnovamento del sistema produttivo di Atac, in un’ottica di efficientamento economico e di maggiore efficacia del servizio, a vantaggio degli utenti del trasporto pubblico” e ha ringraziato i sindacati Cgil, Cisl e Uil “che hanno operato congiuntamente per raggiungere gli obiettivi prefissati, condividendo la necessità di scrivere una pagina nuova e importante nella vita della nostra azienda”.
LE FRANCHIGIE – Siamo quindi al termine di questa guerra a tutto campo fra dipendenti e vertici aziendali che ha visto ancora una volta, come vittime sacrificali, i tartassati cittadini? Lo scopriremo molto presto. Il dubbio, per il momento, resta: non c’è traccia, infatti, della “ribelle” Faisa Confail nel comunicato dell’Atac. Del resto l’azienda ha già definito le franchigie estive sugli scioperi, cioè i periodi in cui non sarà consentito protestare. La prima fascia di garanzia andrà dal 28 luglio al 3 agosto. La seconda dal 10 al 20 agosto. La terza dal 28 agosto al 5 settembre. Della serie, fidarsi è bene…
[form_mailup5q lista=”mobilità”]