Esposito, chi era costui? Si potrebbe dire parafrasando il Carneade di manzoniana memoria. Ebbene, Stefano Esposito da Moncalieri (nonostante il cognome) è quel senatore del Pd che balzò alle cronache per quell’emendamento sull’Italicum che prevede di fissare al 40% la soglia per il premio di maggioranza alla lista (e non più alla coalizione) e al 3% lo sbarramento per i partiti per entrare alla Camera. Emendamento che mise in difficoltà la cosiddetta minoranza del Pd e che indusse Matteo Renzi a dichiarare ai potenti della terra in quel di Davos, che con questa riforma della legge elettorale l’Italia “avrà un leader per 5 anni”.
IL COMMISSARIO – Prima, ovviamente, che Matteo si rendesse conto, dopo i recenti esiti elettorali, che al ballottaggio il Pd potrebbe andarci con i grillini. Così per il sagace Esposito, noto anche per la sua ferma determinazione contro i no Tav, fu deciso di inviarlo ad Ostia come commissario del Pd. Come se non bastasse l’on. Orfini a commissariare tutto il partito romano, il magistrato Alfonso Sabella a commissariare quel Municipio e il prefetto Gabrielli a commissariale un pò tutto. Fatto sta che Esposito da Moncalieri, presa contezza della situazione locale, giovedì su Radio Cusano Campus interviene su una materia che non sarebbe strettamente inerente ai suoi compiti di natura eminentemente politica e decide di affrontare a muso duro proprio la questione della Roma/Lido che tante ambasce procura alla utenza incazzata. Così ci spiega che quella linea, oggi di proprietà della Regione, gestita (malamente) da Comune e Atac, deve essere messa a bando. Ignaro che la Regione ci sta lavorando da oltre un anno.
IDEE PER LA ROMA LIDO – Ma lui propone l’idea ‘rivoluzionaria’ di una gara per affidare la gestione anche attraverso una proposta di project financing che gli risulta essere stata fatta (sic) da un gruppo italo-francese. Proposta da valutarsi «perché deve essere chiaro l’interesse pubblico, oppure se questa ipotesi non è praticabile bisogna fare una gara per dare in gestione questa linea, su cui servono almeno 200 milioni di investimenti.» Introdotto ormai nel grande business afferma che la gestione potrebbe vincerla anche Ferrovie dello Stato. Meno male che lui non ha interesse «per gli approcci ideologici», bensì agli interessi dei cittadini affinché «non viaggino come le bestie.» Per quanto riguarda i tempi dell’operazione ha fatto sapere (a chi?) che bisogna fare una gara di tipo europeo sprofondando, senza accorgersene, nel baratro dell’ovvietà.
L’ANEDDOTO CON SABELLA – Poi si sofferma sulla pigrizia dei dipendenti pubblici comunali citando aneddoti condivisi con il commissario Sabella. E sentite un pò: «Eravamo a bere una birra (lui e Sabella) dopo una giornata di lavoro ( come altrimenti? ndr). Sarà stata l’una di notte, eravamo io e Sabella, passeggiavamo. Abbiamo visto una serie di venditori abusivi, Sabella ha visto la macchina dei vigili, si è avvicinato e ha chiesto ai vigili perché non intervenivano. I vigili, che non lo hanno riconosciuto, all’inizio gli hanno chiesto chi fosse. Poi, quando Sabella si è qualificato, hanno risposto che erano solo in due e Sabella gli ha detto che anche se erano solo in due avrebbero dovuto iniziare a camminare.
SCADENZA DICEMBRE – Ecco, ognuno deve fare la propria parte. Iniziare a camminare. Fare il proprio dovere.» Da sbellicarsi dalle risa se non fosse che ad Ostia troppi galli cantano nel pollaio e meno male che la Procura e i magistrati si muovono con serietà e senza aneddoti chiudendo la partita con il clan dei Fasciani, vera mafia doc. Quanto ad Esposito il suo mandato dovrebbe scadere a dicembre insieme a quello di Orfini, quindi avrà tutto il tempo per discutere anche le sue strategie su trasporti per poi tornare, uno fra i tanti, in quel senato che Renzi abolirà.
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