Non sappiamo quanto sarà consolatorio per gli utenti Atac alle prese con un disservizio mai visto, sapere che la società rimarrà saldamente nelle mani del Comune almeno sino al 2019 come ha affermato l’assessore. Tuttavia è legittimo che Guido Improta difenda le sue posizioni nonostante quello che potremmo definire “il malessere percepito” da una utenza esasperata.
LA PULIZIA CONTABILE – Così Improta ci spiega che l’azione portata avanti da giugno 2013 a luglio 2015 ha chiarito «inequivocabilmente la situazione economico-finanziaria di Atac» quindi sarebbe errato prendere «in considerazione il solo risultato economico-gestionale, in quanto tale indicatore (è) fortemente influenzato dalla pulizia contabile che negli ultimi due esercizi l’azionista (il Comune) ha imposto alla controllata, nonché dai trasferimenti largamente insufficienti (della Regione, ndr) di cui l’Azienda ha beneficiato negli ultimi sette anni…». Proprio in ragione di questi conti in ordine «non è condivisibile la prospettiva di richiedere la nomina di un curatore al tribunale» perché «per la ricapitalizzazione della Società (può) facilmente trovare soluzione nella collaborazione istituzionale che il Comune andrà a richiedere al Ministero dell’Economia e delle Finanze e alla Presidenza del Consiglio dei Ministri».
L’INTERVENTO DEL GOVERNO – Nella sostanza sarà l’intervento del Governo a salvare Atac anche perché «i problemi legati alla riorganizzazione dei processi industriali, al rilancio di un programma di manutenzione ordinaria e straordinaria, a un piano di rinnovamento dei materiali da destinare all’esercizio… non possono gravare esclusivamente sulle casse comunali». Affermazione che non farà fare salti di gioia alle più grandi municipalizzate del Tpl in tutta Italia. D’altra parte secondo l’assessore, le cose in Atac stanno già cambiando grazie «ad un rafforzato presidio manageriale» e ad una inversione di tendenza testimoniata dall’accordo quadro sulla produttività siglato lo scorso 18 luglio solo da Cgil, Cisl e Uil. E poi «i disagi che la città sta scontando in queste ultime settimane sono l’ultima eredità di una gestione sconsiderata su cui la magistratura, sia penale che contabile, è più volte intervenuta».
LE MISTERIOSE DIMISSIONI – Ricapitolando: i conti sono in ordine, il governo caccerà i soldi che servono, il management dell’azienda sta cambiando, i sindacati abbozzano e la colpa è tutta di quelli che ci stavano prima. Allora non si capisce proprio perché Improta si debba dimettere. Speriamo che Marino lo convinca e l’assessore ci ripensi.
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