Privatizzazione e 500 milioni per salvare Atac

Fallito il piano industriale, ora si cercano nuovi partner. Improta messo alla porta, via anche il cda

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Ignazio Marino

Si è presentato da solo il sindaco Ignazio Marino alla stampa convocata per le sue comunicazioni. In pratica una serie di annunci secchi  e senza domande dei giornalisti. Un uomo solo al comando senza la solita  parata di assessori, consiglieri e dirigenti, che chiede scusa alla cittadinanza per l’intollerabile situazione del trasporto pubblico romano. Solo all’apparenza, solo perché poco prima aveva avuto un lungo incontro con il presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti, accompagnato dall’assessore Michele Civita, con cui ha concordato tutte le decisioni che dovrebbero segnare una svolta per Atac.

IL FALLIMENTO DEL PIANO – Ma andiamo per ordine.  Intanto dopo aver ammesso che l’ultimo piano industriale della municipalizzata non è riuscito a rimediare ai danni provocati dalle precedenti amministrazioni, ha dato il ben servito all’assessore Guido Improta, sin dall’inizio uomo di punta della sua Giunta, chiedendogli di formalizzare senza indugio le dimissioni presentate qualche settimana fa. Poi ha comunicato di aver azzerato tutto il consiglio di amministrazione dando mandato al direttore generale Micheli, da poco insediato e proveniente dal settore bancario, di intervenire sulla dirigenza di Atac per rimuovere tutti i dirigenti responsabili dell’attuale e quasi ingestibile disservizio. Immediatamente dopo ha spiegato le misure urgenti di risanamento concordate con Zingaretti, il quale riconoscerà 300 milioni di crediti vantati da Atac sin dai tempi  della gestione Polverini. Trecento milioni della Regione che verranno erogati entro il mese di settembre. Intanto il Campidoglio ricapitalizzerà Atac con 200 milioni, come deciso poco prima dalla Giunta in sede di assestamento di bilancio. Anche se non è dato sapere se questi ultimi verranno chiesti al Governo oppure  ricavati dal bilancio del Comune. Infine la novità costituita dalla ricerca fra Regione e Campidoglio di un partner industriale che di fatto anticipa la privatizzazione, cui comunque si sarebbe dovuto ricorrere per legge nel 2019.

LA RICERCA DEI PARTNER – Una ricerca che potrebbe vedere fra i partner più credibili le Ferrovie dello Stato, come si ventilò solo qualche mese fa, fra poco credibili smentite. Una operazione che lo stesso sindaco ha definito complessa e dai tempi non rapidi. In alternativa alle decisioni assunte oggi, secondo il sindaco l’alternativa era il fallimento di Atac con tutte le prevedibili conseguenze nell’erogazione del servizio e per l’occupazione dei 12.000 dipendenti. Infine l’appuntamento fra 10 giorni quando Presidente e Sindaco forniranno tutte le spiegazioni che oggi sono mancate. Appare evidente che su una operazione di queste dimensioni che vede sul piatto mezzo miliardo per una società che ne ha già accumulati 1,2  di debiti, dovrà intervenire anche il Governo che peraltro dovrebbe sborsare anche altri 400 milioni per i costi del Giubileo. Un pozzo senza fondo questa capitale, potrebbe obiettare qualcuno magari insinuando che dopo due anni di amministrazione Marino la situazione è peggiorata. Nè, come scriveva ieri il New York Time International, la bandiera della legalità e dell’onestà è sufficiente a far funzionare i mezzi pubblici, pulire le strade, smaltire i rifiuti, regolare il traffico ormai insopportabile o ridare decoro alla ‘grande bellezza’ di Roma in evidente degrado.

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