Comune di Roma, le confessioni di Scozzese: «Troppi affidamenti senza gara»

«C'è stata tensione sullo sforamento del patto di stabilità, io lì ho iniziato a non comprendere gli obiettivi»

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«C’è stata tensione sullo sforamento del patto di stabilità, io lì ho iniziato a non comprendere gli obiettivi che il Comune voleva perseguire. E ho percepito che stavo diventando un problema». Così l’ex assessore al bilancio di Roma Silvia Scozzese, intervistata dal Messaggero. Perchè sono diventata scomoda? «Nell’ultimo periodo nei miei confronti c’erano una tensione e un’insofferenza incredibile. E non ne ho capito i motivi».

LE CONFESSIONI – «Sono una tecnica, i problemi nascono dal bilancio, dalla mia volontà di adottare procedure trasparenti. In un anno ho realizzato gli obiettivi che mi ero preposta». «Io – continua Scozzese – non sono un problema, ho portato 110 milioni di euro per i costi standard di Roma, un extracosto che durerà per sempre. Siamo riusciti a varare un piano di rientro che taglia la spesa di 440 milioni di euro. Insomma, cosa mi si deve rimproverare?» Torna sugli affidamenti diretti, una pratica ancora usata dal Comune: «rilevo – dice Scozzese – che c’è un ritardo nel fare le gare e ho chiesto lumi agli uffici». «Per rispettare il piano di rientro bisogna indire gare in tempi rapidi. Se gli uffici non riescono a compiere questi atti si continua in proroga e quindi con gli affidamenti diretti. E dunque non si rispettano gli obiettivi del piano di rientro che a fatica siamo riusciti a portare a casa e a far approvare con un anno di anticipo». Se il piano di rientro è a rischio? «Al momento no, ma ci sono sbavature gravi. Ci sono settori che non riescono a portare a termine gli obiettivi per allineare la spesa».

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