Ancora una volta Ostia è nel mirino della Guardia di Finanza e della Procura ma, almeno questa volta, senza implicazioni mafiose o liaison con Mafia Capitale. L’associazione a delinquere è presente ma riguarda reati economici tipici dei colletti bianchi per lo più incensurati. Andiamo per ordine. Questa mattina i Finanzieri del Comando Provinciale di Roma, hanno arrestato Mauro Balini. Oltre a lui sono finiti in carcere Massimo Amicucci, Edoardo Sodano e l’avvocato Sergio Capograssi, mentre altri nove risultano essere gli indagati a piede libero. L’accusa è quella di associazione a delinquere finalizzata alla bancarotta fraudolenta patrimoniale e documentale, riciclaggio, impiego di denaro, beni e utilità di provenienza illecita e trasferimento fraudolento di valori. Gli arresti sono avvenuti contestualmente alle perquisizioni presso i domicili delle persone coinvolte, le sedi di diverse società e gli studi professionali di due avvocati e di un commercialista e l’ordinanza è stata firmata dal giudice per le indagini preliminari Maria Grazia Gianmarinaro.
LE INDAGINI – In conferenza stampa, introdotta dal procuratore Nello Rossi, si è fatto anche un bilancio dei beni materiali e immateriali posti sotto sequestro: beni mobili e immobili, quote societarie e conti correnti bancari ed il diritto di superficie su oltre 1300 beni demaniali all’interno del porto turistico di Ostia (posti barca, parcheggi, strutture amministrative, commerciali e aree portuali) nonché il relativo diritto di utilizzo. Il procuratore Rossi ha precisato che il giudice ha già nominato due commissari per la gestione delle attività che facevano capo al sodalizio, quindi non ci saranno conseguenze sia sulla normale gestione delle attività del porto sia per l’occupazione. Le indagini erano state avviate nel 2012 per una ipotesi di bancarotta segnalata alla Procura di Roma da una banca tedesca e hanno consentito di accertare che i quattro complici avevano volutamente portato al fallimento la A.T.I. S.p.a., la società cui facevano capo le concessioni demaniali sin dagli anni 90 recentemente trasferite alla Porto Turistico di Roma del Balini che aveva curato la realizzazione del Porto Turistico di Roma e che, sino al 2008, era concessionaria dell’infrastruttura, appartenente a un gruppo di imprese sempre riconducibili alla figura dello stesso Balini. In proposito il Procuratore Rossi ha chiarito l’inesistenza di estremi di reato nei confronti delle istituzioni territoriali coinvolte nelle concessioni anche se, con queste, il Balini intratteneva rapporti “alterni”, talvolta polemici, come risulta dall’ordinanza del giudice. In pratica il Balini con la complicità di collaboratori e professionisti, grazie a “prestanomi” e “società schermo”, aveva costruito un sistema fatto di numerose società nelle quali lui personalmente non appariva pur essendo il dominus di tutta l’organizzazione. L’obiettivo era quello di svuotare A.T.I. S.p.a., poi fallita, di ingenti risorse, patrimoniali e finanziarie a scapito dei creditori fra i quali l’Erario per un passivo finale di oltre 155 milioni di euro. Per di più Balini, con i soldi delle società apparentemente terze, comprava il prestigioso attico sul litorale Ostiense in cui vive e un lussuoso catamarano di 20 metri. Dalle indagini delle Fiamme Gialle risulta che Il disegno criminale nasce nel 2005, quando il Balini si precostituisce un credito di 28 milioni nei confronti della A.T.I. S.p.a. e se ne fa carico grazie a false fatture emesse da società riconducibili a suoi amici. Con questo sistema ingegnoso, ma tipico dei reati economici, aveva potuto prelevare ingenti somme dalle casse aziendali “distraendo” beni immobili dal patrimonio sociale in favore di altre imprese a lui riconducibili.
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IL NODO PIÙ DELICATO – Nel 2008 il vero dominus dell’operazione diviene presidente e unico proprietario della Porto Turistico di Roma S.r.l. E qui sta il punto delicato, ma non approfondito dall’ordinanza perché non “inerente” all’indagine: Mauro Balini ottiene dalla A.T.I. S.p.a. la voltura della concessione sull’intera infrastruttura portuale, realizzando l’ampliamento del porto autorizzato nell’agosto 2013 e incassandone i conseguenti profitti. Una struttura modello a livello nazionale quella di Ostia con 22 ettari di superficie, alcune anche edificabili, 840 posti barca per lunghezze comprese fra gli 8 e i 60 metri. Il successivo ampliamento del porto ne aumenterà la capienza sino a 1419 posti barca, mettendo a disposizione dei natanti circa 611 nuovi punti di ormeggio per imbarcazioni da diporto lunghe tra i 12 ed i 70 metri. Per comprendere le dimensioni dei beni sequestrati, secondo la stima della stessa Porto Turistico di Roma S.r.l , il solo valore commerciale della concessione per l’ampliamento del porto ammonta a 200 milioni più 220 milioni per il valore commerciale della concessione relativa ai diritti di superficie e utilizzo. Come affermato dal procuratore Rossi e dagli alti ufficiali delle Fiamme Gialle, l’indagine risulta formalmente chiusa con i quattro arresti ed i nove indagati.
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