Giubileo, la scelta del Papa e i problemi della città

Tutti festeggiano per l'arrivo dell'anno santo ma i disservizi saranno addebitati all'amministrazione capitolina

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Mentre Monsignor Fisichella Presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione della nuova era della evangelizzazione e coordinatore del Giubileo per la Santa Sede, pontificava sul Giubileo dalla radio Cusano Campus sui suoi vantaggi per la città, sulla esiguità delle opere pubbliche necessarie ecc., molto più laicamente (prosaicamente) il vice sindaco Marco Causi se la vedeva con l’aula Giulio Cesare in verità senza grandi rischi perché la cattolicissima santa romana Chiesa non si tocca, nè da destra nè da sinistra. Arriva così in Assemblea la delibera di Giunta sulle risorse per le opere del Giubileo necessaria per sbloccare subito i 50 milioni dalla Cassa depositi e prestiti.

Che in verità non è proprio un regalo del Governo perché si tratta solo di un anticipo sulle tasse dei romani, mentre altri 30 ne dovrebbero venire fra un po. Causi ha detto chiaramente che tutto si farà in modo rapido e trasparente per opere pubbliche, soprattutto per le infrastrutture stradali coinvolte dai flussi di visitatori. Dodici milioni andranno per la mobilità, 9 milioni alle manutenzioni straordinarie per metropolitane, tram e autobus e 3 milioni in parte per i nuovi parcheggi per i bus turistici e tutta l’attrezzatura necessaria per il Giubileo. E ora cosa succede? Già entro oggi la Cassa trasferisce fondi al Comune che a sua volta li trasferisce alle stazioni appaltanti “che lavorano venerdì, sabato e domenica, predispongono i bandi di gara che escono tra lunedì e martedì e all’inizio di ottobre abbiamo i cantieri aperti”.

Tuttavia, ammette Causi, ci vorranno altri fondi. Poi entra in polemica con l’ex sindaco Rutelli che in queste settimane imperversa con interviste, dichiarazioni e scritti, ricordando il “suo” Giubileo del 2000. “Ringrazio Rutelli, che è un mio caro amico, per le sollecitazioni che quotidianamente dà a questa amministrazione. Gli ricordo però che io ero all’epoca consigliere economico alla presidenza del Consiglio dei ministri con il primo Governo Prodi, e il finanziamento per il Giubileo del 2000 fu varato nel 1997”. Già, con la differenza che questa volta non si può imputare al sindaco la decisione fulminante e irrevocabile di un “altro stato” quello Vaticano garantito da tanto di Concordato. Semmai le gazzette si attaccheranno ai ritardi, al traffico impazzito, ai lavori non completati ecc, ma giammai ad una discutibile scelta del Vaticano e di un Papa che questa città conosce da cittadino itinerante per le sue strade.

Ora tutti giocano sul tasto della (semplice) sacralità dell’evento peraltro circoscritto nelle sue scenografie e per indorare la pillola sparano cifre mirabolanti di pellegrineschi e doviziosi afflussi che addirittura dovrebbero far incrementare il Pil dei romani. Una campagna mediatica e una competizione ai limiti del servilismo che, ci scommettiamo, sfogherà le sue perplessità su una amministrazione comunale già in ginocchio di suo. Il tutto condito dal tradizionale ossequio al ‘papa re’ e alla chiesa cattolica che finisce per far velo ad una palese verità. Per Roma, com’è messa, questo Giubileo non ci voleva. Chiamateci pure gufi.

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