Ah, Giubileo che passione! Che può essere inteso come grido di sofferenza dei romani assediati dal traffico e dai cantieri (tanto per cominciare) o come l’urlo di esultanza di tutti quegli operatori che si attendono incassi favolosi dall’afflusso di pellegrini nella santa Capitale. Si fanno ormai le stime di un incremento del Pil capitolino addirittura per il 2%. C’è poi chi valuta la profittabilità dell’evento pari a quella dell’Expo di Milano anche se ancora non si conoscono i dati reali degli incassi che ai malevoli appaiono un po stitici. Ma pazienza, lì nelle brumose e zanzarose aree del Pero ( sobborgo della grande Milano) ci saranno almeno futuri profitti speculativi dei costruttori.
I COSTI – Qui da noi invece si prevede un Giubileo sobrio per il quale basteranno 80 milioni a sistemare un po di strade, riempire le buche e quant’altro dia un minimo di dignità ad una città che vede appalti bloccati da anni e quelli che c’erano sotto la lente degli ispettori per la vicenda di mafia capitale. Insomma, un Giubileo un po micragnoso di fronte del miliardo di euro (allora in lire) investito nel 2000 per la Roma di Rutelli. Anche allora c’era l’attuale assessore ai lavori pubblici Pucci a garantire la buona riuscita dei lavori. Residuato e testimone di un’era che diede lustro e gloria alla Capitale. Solo che a fronte degli esigui investimenti e dei lauti profitti previsti nessuno ancora si è premurato di calcolare quanto effettivamente costerà la presenza di milioni di pellegrini che calcano strade e marciapiedi, utilizzano la già scadente rete dei trasporti pubblici, consumano acqua e scarichi, luce pubblica, depositano (nella migliore delle ipotesi) rifiuti ecc. ecc. ecc. Un vero e proprio consumo della città e del suo territorio cui farebbero da pendant gli incassi di ristoratori, bancarelle, urtisti di souvenir, bed& breakfast, strutture ricettive di vario tipo e così via . Già strutture ricettive.
GLI AFFARI DELLA CHIESA – Ma a pochi e noto che la Santa romana Chiesa dispone a Roma di numerosissime e qualificate strutture ricettive, nonché della possibilità di ospitare i pii pellegrini in conventi, ordini, confraternite e ospitii sparsi per tutta la città e la sua e provincia. Se ne sono accorti quegli ateacci dei Radicali i quali agitano come un nodoso randello l’invito di papa Bergoglio alla Chiesa a “pagare le imposte come chiunque altro.” Ovviamente con riferimento alle strutture religiose che funzionano come hotel o giù di lì, ma non solo. Una esortazione rivoluzionaria contro la dilagante evasione ed elusione fiscale da parte delle ‘case ferie’ (sic) gestite a Roma da enti ecclesiastici. I conti (peraltro parziali) li hanno fatti i seguaci di Pannella dopo gli accessi agli atti dal Dipartimento entrate di Roma Capitale e hanno scoperto che il 40% delle circa 300 strutture alberghiere gestite da religiosi (con i comfort e i prezzi degni di un hotel a 4 stelle) non ha mai versato l’Imu e solo un altro 20% lo versa irregolarmente. Un terzo di queste strutture inoltre non paga nemmeno Tasi e Tari. Così i sacrileghi contenziosi aperti con il Comune riguardano quasi 20 milioni di euro di tasse mai versate. Non solo, ma per queste “case ferie”, che a Roma dispongono di 13mila posti letto, il Giubileo della Misericordia «sarà un “Giubileo dell’evasione” oltre che l’occasione per il tutto esaurito» insinuano i Radicali. I quali, si sa, sono dei rompiscatole, ma non hanno voti, mentre tutti gli altri, credenti, agnostici o laici che siano tacciono nella speranza che la Divina Intercessione garantisca loro il sostegno Vaticano. Un sorta di strumentale e provinciale accondiscendenza (per non dir di peggio) che non garantirà loro l’assoluzione dai peccati della politica dal ‘rivoluzionario’ papa Bergoglio.