Tra i nodi da sciogliere dell’Atac, l’azienda del trasporto pubblico locale della Capitale, c’è sicuramente l’operazione, da tempo immaginata ma ancora ferma, di valorizzazione del patrimonio edilizio rappresentato da immobili ed ex depositi sparsi per la città spesso in aree di prestigio. Ieri in consiglio regionale alla Pisana parte della seduta è stata incentrata su questi temi, anche a seguito di una interrogazione del capogruppo della Destra Francesco Storace che ha chiesto lumi rispetto alla delibera comunale numero 39 del Campidoglio che potrebbe fruttare circa 400 milioni di euro vitali per le casse esangui dell’Atac.
La Regione ha infatti recentemente sostenuto Atac permettendo la chiusura indolore del bilancio e il proseguimento delle attività mentre il Comune non sembra intenzionato a dare rapidamente seguito a quella delibera (targata giunta Alemanno) e Storace si è detto contrario a far proseguire il sostegno economico da parte della Regione in queste condizioni.
Secondo Storace infatti “con la delibera 39 approvata da Roma Capitale si individuavano più di 10 depositi e strutture Atac da vendere o trasformare. Con questa operazione si potrebbero incassare 400 milioni in immobili valorizzati o trasformati, sono tre anni che Marino piange e fotte però questa delibera, alla quale doveva seguire un’altra delibera per i programmi su ciascun immobile da valorizzare, è morta”. Per questo Storace ha chiesto nell’interrogazione che la Regione “dica a Marino ”cominciamo a fare la nostra parte quando tu cominci a fare la tua e facci capire cosa vuoi fare dei beni che devi trasformare, perchè il Comune si è impegnato a farlo, e poi ricominciamo a versare quello che ci chiedi”.
Un atteggiamento, quello di Storace, chiaramente polemico nei confronti di Regione e Comune in particolare, e che fa seguito al botta e risposta dei giorni scorsi. Storace in Aula ha infatti attaccato: “L’assessore all’Urbanistica (Caudo Ndr) dimentica di fare il suo dovere e dobbiamo essere più seri nel chiedere a Marino il rispetto del suo dovere. Quelle delibere gli servono per andare in banca a chiedere credito – continua Storace – ma così il debito aumenta”.
Storace ha avuto parole anche per il presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti il quale “spalleggia Marino continuando a dare a Roma Capitale e ad Atac soldi presi dall’extragettito sanitario, cioè anche dai contribuenti di Rieti, Latina, Frosinone e Viterbo”. Alle polemiche di Storace l’assessore Caudo ieri non ha voluto replicare, avendo già spiegato nei giorni scorsi come, secondo il Campidoglio, l’operazione della delibera 39 rappresenti “un esempio ereditato di urbanistica dopata e di finanza creativa che scaricava sull’urbanistica l’incapacità di gestire la società e di realizzare un vero piano industriale per Atac che a quel tempo aveva un debito di circa 630 milioni di euro, di cui 350 nei confronti delle banche”.
Caudo ha svolto un’analisi dettagliata dei progetti elaborati sotto la giunta Alemanno: un mare di cemento si sarebbe riversato sul centro della città. “La giunta Alemanno aveva messo per bene le mani sul patrimonio immobiliare dell’Atac – prosegue Caudo – con la delibera che attribuiva quasi 180 mila mq di nuova edificabilità lì dove oggi ci sono poco più di 52 mila mq, senza alcuna attenzione ai bisogni del quartiere e del contesto urbano già denso in cui si trovano questi immobili. A San Paolo, invece degli attuali 8.500 mq se ne prevedono 18.500, a Vittoria invece di 6.960 se ne ipotizzano 15 mila o ancora a Piazza Ragusa dove da 17 mila si passava a oltre 20 mila. In molti casi la delibera prevede la demolizione dei manufatti che però non sempre è possibile e, inoltre non si è tenuto conto del vincolo apposto sulla rimessa Vittoria che ne conserva le attuali consistenze”.
Uno scontro politico in piena regola dunque, rispetto al quale, se si attendono risposte chiare dal Campidoglio che per ora l’assessore Caudo sembra aver indicato per sommi capi. “In questi mesi abbiamo lavorato per aumentare in modo sostanziale la patrimonializzazione di ATAC, favorendo la trasformazione diretta di alcuni compendi immobiliari come quello di via Cardinal de Luca al Flaminio. Per quanto attiene le ex rimesse di San Paolo, di Vittoria, di Piazza Ragusa, e le rimesse di Portonaccio e di Trastevere, abbiamo predisposto già da mesi una delibera urbanistica che mantenendo la consistenza edilizia attuale consentirà di valorizzare gli immobili che potranno essere liberati dalla sola utilizzazione a depositi per i mezzi pubblici ma potranno avere tutti gli usi compatibili e consentiti dal Piano regolatore per le aree intorno, e che modifica quindi la delibera 39 del 2011. Le ulteriori trasformazioni urbanistiche le faremo misurando le reali potenzialità del singolo immobile e lo faremo insieme agli abitanti, solo così la ricchezza dell’ATAC potrà contribuire a consolidare il percorso di risanamento finanziario della società avviato in questi due anni con la definizione del nuovo piano industriale, e potrà dare alla città una reale opportunità di trasformazione dell’esistente che incontri le reali potenzialità ed esigenze dei territori. La destra si rassegni non è più tempo di giocare a monopoli con i beni pubblici”.
Una linea che anche la Regione condivide nella sostanza, così come ha ricordato nella sua replica l’assessore regionale Fabio Refrigeri, confermando nel contempo le sue scelte: “Concordo su un atteggiamento di attenzione alla modalità e alla capacità di utilizzare al meglio queste risorse, ma è corretto riconoscere alla capitale flussi che possono prometterle di avere un trasporto pubblico locale adeguato al prestigio di questa città”.
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