Era la metà di aprile quando l’ex assessore alla mobilità Guido Improta annunciò l’anticipo della chiusura della metro A alle 9.30 per lavori che sarebbero durati per tutto il mese di agosto. «Abbiamo un enorme problema di manutenzione delle infrastrutture- dichiarò l’assessore e aggiunse- Abbiamo bisogno di 120 milioni di euro per varare un importante intervento infrastrutturale sulle metro A e B. Da aprile, l’esercizio della metro A sarà limitato per intervenire su un tratto di linea che così non può più andare avanti.» Da allora constata l’inutilità di quei lavori, la situazione è peggiorata con il crollo in galleria di lunedì che ha scatenato l’inferno.
Lo conferma Stefano Esposito, successore di Improta, il quale senza esitazione dichiara «Siamo appesi alla fortuna» e twitta con sintetica competenza: «Abbiamo un problema serio di manutenzione.» Cinque mesi buttati in cui la situazione del trasporto pubblico a Roma è marcita mentre i vari “sederini” si alternavano sulle rispettive poltrone. Non ultimo l’azzeramento “tempestivo” data la situazione, del vertice della società con il direttore generale, Micheli, che se ne va ‘de corsa’ e un amministratore delegato, Broggi, già dimissionario. Mani libere per il senatore di Moncalieri Stefano Esposito dopo “l’embrassons nous” con il vicesindaco Causi che nei giorni scorsi aveva timidamente tentato di porre un freno alle esternazioni del collega di giunta.
Fatto l’ennesimo frullato dei vertici societari, almeno il settimo dal 2008, c’è da scommettere che Esposito ci vorrà mettere persone di sua fiducia. Non a caso tempo fa non si peritò di nascondere la sua attrazione per il politecnico di Torino, fucina di illuminati del trasporto locale. Perché qui ci vuole qualcuno dall’accento sabaudo per mettere ordine e frustare i cattivi. Se poi gli va proprio bene di sua fiducia ci metterà anche l’amministratore delegato. E “alè, les jeux son faits e rien ne va plus”. Sistemate le nomine il potente Esposito può andare a cena con il ministro Delrio per chiedergli 100 milioni per la metro e a pranzo con il presidente dell’Anticorruzione Cantone perché lo autorizzi a fare urgenti affidamenti diretti anziché noiosissime e interminabili gare. Verrà così definitivamente sancito il gramsciano (anche Gramsci visse a Torino) primato del politica su Atac, che è poi la stessa solfa da decenni.
[form_mailup5q lista=”campidoglio”]