Marino cade, esulta la destra dalla memoria corta

Tanti gli uomini dell'inner circle di Alemanno che si dovranno presentare in tribunale

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Ma davvero la destra dei Fratelli più Forza Italia contano di vincere le elezioni a Roma? Qualcuno pensa ancora che i due anni e passa con Marino abbiano cancellato l’immagine di quella destra famelica e spartitoria che con Alemanno se voleva magna’ mezza Roma? Perché chi lo pensasse è davvero fuori di testa.

NOMI A PROCESSO – Stiamo ai fatti. Se guardiamo all’esito delle indagini della Procura sino ad oggi sono state tagliate molte teste a sinistra, almeno sotto il profilo politico. Fra indagati e arrestati segnaliamo un assessore, un presidente d’aula e almeno due consiglieri che hanno ritenuto opportuno chiudere con la politica. Ma dall’inner circle di Alemanno di nomi ne spuntano molti di più. Abbiamo Panzironi e Riccardo Mancini che politici in senso stretto non sono. Poi c’è il consigliere Tredicine e un capo gruppo alla Regione di Forza Italia già capogruppo del Pdl con la precedente amministrazione, Gramazio. Solo esempi della folla che si presenterà in tribunale dal 5 novembre per tutta l’estate. Se, come risulta dai risultati dell’indagine di Pignatone, al macero ci va tutta una classe politica con Alemanno anche lui rinviato a giudizio, non si capisce cosa abbia da manifestare rumorosamente sotto il Campidoglio qualche manipolo di CasaPound degnamente accompagnato dai grillini. Per non parlare dei Fratelli della Meloni che, insieme ai gabbiani di Rampelli, con Alemanno hanno condiviso il potere, accompagnati da augelliani, pisiani, gheriani, CasaPound, Forza Nuova e quant’altro oggi si attacca a nuove sigle come quella improbabile della Lega. Nel tentativo di recuperare in qualche modo una verginità che non hanno mai avuto. Senza contare che l’imminente processione non esclude altri filoni di indagine, magari non per associazione di stampo mafioso ma sicuramente per corruzione. Perché un centinaio di teste tagliate, non da Marino ma da Pignatone, sono ben poca cosa di fronte a quell’abisso di corruzione nell’amministrazione capitolina che il magistrato e assessore Alfonso Sabella denuncia ad ogni piè sospinto. Il quale, giusto per finire la sua opera, vorrebbe fare il commissario del Comune dopo Marino, come se bastassero i sei mesi di qui alle elezioni per colmare l’abisso.

IL NEO FASCISMO ROMANO – Ma torniamo alla destra. Ai tempi di Alemanno furono piazzati estremisti neri non solo nella sua segreteria, ma negli apparati e nelle municipalizzate. Gente che lo stesso Carminati, il nero per eccellenza, nemmeno considerava degna della sua attenzione preferendo loro il rosso Buzzi per fare gli affari. Eppure nella destra romana il nome del “cecato” veniva fatto fra gli ex An, destra sociale, Gabbiani, camerati recuperati dal terrorismo, Forza Nuova, CasaPound e fascinerai varia, con riverente rispetto. Anche perché Massimo si permetteva di trattare con sufficienza il finanziere nerissimo Gennaro Mokbel che era riuscito a mettere in piedi una delle sòle davvero epocali come la Telecom Sparkle. Senza dimenticare che il suo cassiere Fanella veniva ammazzato nell’ottobre dell’anno scorso, guarda caso, da altri estremisti neri probabilmente alla ricerca del suo tesoro nascosto. Perché tutto questo era (è ancora?) il neo fascismo romano anche quando arrivò in Campidoglio con tanto di saluto romano. Orbene, che Giorgia Meloni da questi ambienti provenga è innegabile, che l’antifascismo a Roma sia divenuto un optional di vecchi nostalgici dell’ANPI altrettanto, ma che quell’impronta sia stata il segno, la stigma del governo Alemanno sfidiamo a negarlo. Se poi Salvini e Berlusconi volessero davvero sostenere la candidatura della “pasionaria” della Garbatella, Giorgia, un pensierino sul suo passato dovrebbero pur farlo. Tanto più che i conti con la destra romana le indagini debbono ancora chiuderli. Il processo per Mafia Capitale andrà avanti sino al prossimo luglio con quattro udienze la settimana. Sarà tutto uno sfilare di imputati e testi, molti dei quali esponenti della politica che ad esempio Buzzi ha voluto tirar dentro a piene mani nelle sue deposizioni, più con un occhio a sinistra che a destra.

POSTICIPARE LE ELEZIONI – Ebbene, vi immaginate una campagna elettorale in queste condizioni? Nomi e cognomi ogni giorno sbattuti sui giornali che di queste cose ci campano. E allora? Allora non appare poi tanto peregrina la proposta del capo gruppo dei senatori Pd Luigi Zanda, politico di navigata esperienza e grande equilibrio, quando suggerisce di posticipare le elezioni per non turbare il Giubileo. Anche se, a nostro avviso, il Giubileo andrà per proprio conto anche perché l’amministrazione Marino non aveva i soldi e tanto meno le idee per fare qualcosa di meglio del poco fatto sinora.

IL SIT IN PRO MARINO – Abbiamo appena visto in Tv Ignazio Marino fare il suo bagnetto di folla fra alcune centinaia dei suoi sostenitori radunati in piazza del Campidoglio. Lo abbiamo visto percorrere la piazza nei vari sensi per raccogliere il plauso dei suoi sostenitori. Sky tg l’ha definito turbato, noi abbiamo ricavato l’impressione che fosse compiaciuto.

 

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